Riconversione industriale, Carta (Mpa): “Bene la scelta di Eni, ora supportare la raffinazione”
Sono settimane importanti per il futuro della zona industriale di Siracusa. In attesa di conoscere le sorti del depuratore consortile, si guarda alla riconversione come avviata da Eni con Versalis. “Bene la riconversione della chimica. E’ indispensabile mantenere anche l’asset della raffinazione”, dice il deputato regionale Giuseppe Carta (Mpa). Entro il 2028, lo stabilimento Versalis di Priolo passerà da da produttore di polimeri a produttore di biofuel per l’aviazione e trattamento della plastica riciclata. “Posti di lavoro mantenuti, se non addirittura ampliati. E conseguente abbattimento della CO2. Ed è una buona notizia. Ma non basta”. E spiega: “si deve mantenere l’asset industriale per la raffinazione da petrolio. Senza dubbio gli impianti siciliani sono indispensabili ed efficienti per il Paese e garantiscono oltre i 40 punti percentuali del fabbisogno nazionale. Quindi nuovi impianti, più tecnologici, più ecologici, con la capacità di diventare player energetici e con un chiaro progetto per l’abbattimento e il convogliamento dell’anidride carbonica”.
L’indicazione di Giuseppe Carta è quindi quella di stimolare anche le grandi raffinerie del siracusano a percorrere la strada della riconversione, senza però perdere la strategicità della produzione. Il costo economico di un simile cambiamento, spiegano però i rappresentanti delle aziende, è elevatissimo e non può essere totalmente a carico dei privati. Ecco allora che il deputato Carta chiama in causa il governo centrale e quello regionale. “Nella prossima programmazione dei fondi strutturali o in occasione della riprogrammazione europea, si devono stanziare somme per cofinanziare la rigenerazione della raffinazione italiana e siciliana”.
Con la Commissione Territorio e Ambiente – di cui il deputato Autonomista è presidente – ha già stimolato in tal senso l’esecutivo Schifani. Serve adesso una sponda importante verso Roma e Bruxelles, dovendo comunque prendere atto di come il green deal europeo ha ormai imboccato un’altra direzione sotto i colpi del neopresidente americano Trump ma anche con la nuova consapevolezza di alcuni, importanti governi nazionali dell’Unione.