Rimborsi e indennità. Parla Ortisi, autore della legge 30: "Cambiare le norme, ma anche la cultura"
“La legge 30 nasce con l’esigenza di mettere la Sicilia, dove regnava il far west, al pari delle altre realtà nazionali”. Esordisce così l’on. Egidio Ortisi, il “padre” della norma tante, troppe volte chiamata in causa dai consiglieri comunali come “giustificazione” della rimborsopoli siracusana. “E’ ovvio – ammette Ortisi – che dopo 15 anni la legge 30 andrebbe modificata. E questo – precisa – non tanto per eliminare i cosiddetti furbetti del quartierino, le anomalie vanno infatti perseguite da altri organi, ma perché bisogna tenere conto dell’involuzione della società”. I fatti parlano chiaro: “La dimensione politica – continua Ortisi – è quella più appariscente della nostra società, rappresenta l’epifenomeno di una mutazione culturale dell’Occidente, dove il ragionamento concluso viene sostituite da un tweet di 140 caratteri o un curriculum fatto di impegno e preparazione dal successo immediato e bugiardo, per fare qualche esempio”. Non solo. “Le leggi – chiarisce Ortisi – sono tutte porose perché generali, spetta poi ai regolamenti attuativi di ogni Comune trovare gli strumenti più consoni per non cadere in situazioni simili”. Ortisi specifica meglio questo concetto: “Il primo filtro è rappresentato dal presidente del Consiglio comunale che può per esempio impedire che le Commissioni si riuniscano in maniera anomala, controllando l’ordine del giorno”. Ma attenzione: guai a fare di tutta l’erba un fascio. Ortisi tiene a precisarlo: “Su 390 Comuni siciliani, le anomalie, in percentuale, non raggiungono nemmeno le due cifre. Questo vuol dire che c’è un tessuto sano che non può e non deve essere scoraggiato”. Al contrario bisogna agire sulla cultura di una società. “E questo – conclude Ortisi – potrebbe evitare quanto avviene oggi. Che, in un’epoca di disoccupazione, come quella attuale, cioè, l’appuntamento elettorale diviene l’occasione per avere un impiego per cinque anni”.