Riti e tradizioni della Pasqua siracusana: i Misteri, l'Inchinata, 'a scisa ra Cruci

Il delegato del Fai, Sergio Cilea, propone un interessante scritto sui riti e le tradizioni pasquali della Siracusa che fu.

In una recente guida ai riti e alle tradizioni popolari sulla Pasqua in Sicilia alla voce Siracusa un solo evento viene proposto, ” Venerdì: Processione funebre”. Nulla a che vedere con il gran numero di manifestazioni Sacre che fino agli anni ’50 del secolo scorso prendevano vita in Ortigia durante le celebrazioni della Settimana Santa.
Cuore palpitante nell’organizzazione delle cerimonie erano principalmente le Confraternite, ossia associazioni di fedeli il cui fine era l’esercizio di opere di carità e diffusione del culto. Regolate da uno statuto avevano un abito particolare che le distingueva da altre. Le prime testimonianze di queste congregazioni le troviamo in Francia dall’VIII secolo, e molte di esse derivano dal movimento dei flagellati la cui presenza è registrata in Europa sin dal XV secolo. All’origine delle celebrazioni pasquali che nascono in contemporanea con la religione cristiana ci sono i Misteri della Passione e Risurrezione di Gesù Cristo. La loro celebrazione iniziava con la Quaresima , cioè 40 giorni prima della Pasqua con astinenze e digiuni, raggiungendo l’apice nella Settimana Santa. In questi ultimi 8 giorni venivano intensificati i digiuni e le preghiere, le celebrazioni eucaristiche perdevano ogni ricchezza di apparato per essere officiate con semplicità e mestizia. In questa atmosfera si inserivano una seria di iniziative religiose atte a far prendere coscienza al popolo del dolore di questi giorni, e si assisteva ad un susseguirsi di processioni e veglie che si svolgevano soprattutto in ore notturne e a lume di candela per confermare il ” Mistero doloroso” delle cerimonie.
Lunghe processioni si snodavano tutti i giorni della Settimana Santa per le vie di Ortigia e le più caratteristiche e scenografiche erano quelle eseguite dal le due più importanti confraternite di Ortigia, quella dei filippini della chiesa di san Filippo Apostolo e quella degli spiritosantari della chiesa dello Spirito Santo. La spettacolarità del rito era accentuata dagli abiti dei confrati: neri con ricami dorati per San Filippo e bianche con particolari in rosso e ricami d’oro per quelli dello Spirito Santo. Il Venerdì Santo, occultati nei loro cappucci i filippini portavano in processione la loro bella Madonna Addolorata assieme al monumento del Cristo Morto , mentre gli spiritosantari erano famosi per la rappresentazione dei Misteri del Giovedì Santo.
La cerimonia più importante della domenica di Passione era curata dalla confraternita dei Notai che nella loro chiesa di Sant’Agostino organizzavano la celebrazione dei Dolori di Maria, mentre per la Domenica delle Palme erano i confrati del Rosario, presso la chiesa del Carmine, ad occuparsi di rievocare l’arrivo a Gerusalemme di Gesù con tanto di asinello impagliato e corteo dei 12 apostoli. La musica per accompagnare le processioni era affidata alle diverse bande musicali presenti in città, tra cui anche quelle militari.
La Domenica di Pasqua chiudeva tutti i riti della Quaresima e l’ultima celebrazione era la cosiddetta Inchinata con l’arrivo della statua del Cristo Risorto in piazza Duomo, dove attendeva l’arrivo dell’altra statua rappresentante la Madonna, detta delle Rose, dei padri Domenicani. Dopo un triplice inchino, che veniva ripetuto in via Maestranza durante il rientro, le statue facevano il solenne ingresso in Cattedrale tra lo scampanio e le urla festose del popolo siracusano.
Nel dopoguerra con la nascita della nuova città fuori le mura di Ortigia e il lento abbandono della città vecchia, i tradizionali festeggiamenti sono andati via via dimenticati, perdendo così secoli di storia e tradizioni. Dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso, grazie all’attento lavoro di giovani sacerdoti e appassionati volontari, alcune di queste tradizioni sono state recuperate e riproposte come ad esempio i Misteri nella chiesa dello Spirito Santo e “a Scisa ra Cruci” nella chiesa di San Filippo Apostolo alla Giudecca, in cui una statua di Cristo Risorto dalle braccia snodabili viene scesa dalla croce e deposta nell’urna per sfilare nella processione del Venerdì Santo.
In ultimo un accenno ai dolci pasquali siracusani: le cassatedde, i scume, i cuffitedde, i palummedde, l’agnellini e altro che per fortuna vengono ancora prodotti e commercializzati nelle storiche pasticcerie di Ortigia come quella dei fratelli Cristina, della famiglia Artale e Marciante.

Sergio Cilea (delegato Fai Siracusa)