"Salva Ias", pronta la norma nazionale per scongiurare lo stop all'attività del depuratore
Arriva la norma statale per “salvare” il depuratore consortile di Priolo, da febbraio sotto sequestro e guidato da un amministratore giudiziario. La recente comunicazione inviata alle aziende che operano nell’area industriale, con l’intimazione dello stop al conferimento dei reflui, aveva alimentato nuove tensioni sul futuro del polo petrolchimico reduce dalle preoccupazioni per la vicenda Isab Lukoil. Quella della depurazione è, insomma, la nuova spada di Damocle.
Adesso arriva in soccorso l’articolo 6 del decreto legge del 5 gennaio scorso, con cui il governo ha varato misure urgenti per gli impianti di interesse strategico nazionale. Il depuratore consortile ex Ias non è ancora stato dichiarato “strategico”. Atteso nei primi giorni della prossima settimana un Dpcm apposito, per includerlo nella definizione.
E questo renderebbe possibile la prosecuzione dell’attività attraverso un amministratore giudiziario. Lo spiega bene proprio l’articolato: “Quando il sequestro ha ad oggetto stabilimenti industriali o parti di essi dichiarati di interesse strategico nazionale (…) ovvero impianti o infrastrutture necessari ad assicurarne la continuità produttiva, il giudice dispone la prosecuzione dell’attività avvalendosi di un amministratore giudiziario”. Ed è proprio questo il caso del depuratore consortile.
A gestire la nuova “vita” dell’impianto non sarebbe, poi, un commissario straordinario ma lo stesso amministratore di nomina giudiziaria. Spiega sempre l’articolo 6: “In caso di imprese che dopo il verificarsi dei reati che danno luogo all’applicazione del provvedimento di sequestro sono state ammesse all’amministrazione straordinaria, anche in via temporanea, la prosecuzione dell’attività è affidata al commissario già nominato nell’ambito della procedura di amministrazione straordinaria”.
Il depuratore consortile è al centro di una inchiesta per disastro ambientale. Verosimilmente in considerazione anche di questo aspetto, il decreto legge precisa che “quando dalla prosecuzione può derivare un concreto pericolo per la salute o l’incolumità pubblica” il giudice autorizza la prosecuzione dell’attività “se, nell’ambito della procedura di riconoscimento dell’interesse strategico nazionale, sono state adottate misure con le quali si è ritenuto realizzabile il bilanciamento tra le esigenze di continuità dell’attività produttiva e di salvaguardia dell’occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente e degli altri eventuali beni giuridici lesi dagli illeciti commessi”.