Salvare l’industria, Bivona: “Confort letter senza effetti e per la depurazione impianto privato”

 Salvare l’industria, Bivona: “Confort letter senza effetti e per la depurazione impianto privato”

Non ha ancora prodotto alcun effetto concreto la confort letter prodotta dalla struttura tecnica del Mef per “garantire” Isab Lukoil verso il sistema bancario. Al momento, nessuna apertura di linee di credito per l’acquisto del petrolio extra russo. “Sono passati sei giorni e di fronte ad una emergenza del genere, avrebbe già dovuto produrre effetti. Qualche perplessità c’è”, dice il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona. Parole pesate e non buttate a caso. “Per mia lunga esperienza, non mi entusiasmo davanti a dichiarazioni roboanti. Contano i fatti. Da quel che mi risulta, ma non sono il portavoce di Isab Lukoil, ad oggi le banche non hanno fatto alcun passo per mettere l’azienda nelle condizioni di acquistare petrolio extra russo”.
Magari sarebbe stato diverso se quelle lettera di garanzia fosse arrivata ad aprile, quando diverse forze politiche ne sollecitavano il ricorso. “Forse la vicenda non ha appassionato il governo precedente”, commenta Bivona. “La lettera? Comunque non dice niente di nuovo. E le banche non si ritengono soddisfatte. Strombazzata come se fosse la panacea di tutti i male, fino ad esso non lo è. Spero di essere smentito”, è il giudizio del presidente degli industriali siracusani. Unica soluzione che rimane sul tavolo, il ricorso ai fondi Sace.
Sul futuro del polo petrolchimico pesa anche il problema dello smaltimento e trattamento dei reflui. Il depuratore consortile, creatura degli anni 80 per rispondere proprio a quell’aspetto ambientale, è al centro di un’inchiesta che ha portato al sequestro dell’impianto. La Procura di Siracusa ha disposto anche lo stop al conferimento dei reflui industriali. Cosa che, in prospettiva, potrebbe portare al blocco dell’attività dello stesso polo. “Sono fiducioso per la vicenda della depurazione”, dice Diego Bivona intervenendo su FMITALIA. “L’impianto consortile, a mio avviso, è stato criminalizzato. Prima, i reflui delle industrie e quelli civili andavano a mare, con i risultati che vediamo in porto ad Augusta. Oggi non succede più. E non è un caso che la natura si sia ripresa in questi decenni: i fenicotteri a Priolo, i bagnanti a Marina di Priolo. Segnali di miglioramento ambientale che nel porto di Augusta non si vedono, invece”, insiste il presidente di Confindustria Siracusa. “Non c’è molta attenzione sul fatto che un intero comune come Augusta sversi reflui, ancora senza trattamento e ce ne è molta dove vengono trattati, a nostro avviso correttamente. Ci aspettiamo che dall’incidente probatorio emergano le contraddizioni di questa fase e che venga data possibilità alle aziende di svincolarsi da Ias e creare un impianto proprio”.
In questo momento di grande incertezza per la zona industriale siracusana, arriva la video-inchiesta del Wsj. “Una montatura, i cui fini non capisco ed a cui non voglio prestare attenzione. Perchè a noi i problemi non mancano: anzitutto salvare il polo industriale siracusano. La vera notizia, oggi, è che abbiamo un giorno in meno rispetto ad ieri, verso il breakpoint del 5 dicembre. Non capisco perchè il quotidiano statunitense non si sia preoccupato per le 5 raffinerie Rosneft in Germania, pseudo-nazionalizzate e che continuano ad immettere prodotti semilavorati e finiti dal petrolio russo. Strana anche l’interpretazione che alcuni media nazionali hanno dato alla ricostruzione del Wsj, visto che non si parlava di elusione da parte di Isab. Noi siamo fiduciosi: riusciremo a credere ancora in questo territorio, facendo sempre i conti con chi non vuole queste attività e non propone alternative, però”.

 

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