Sanità, bocciate le performance dell’Asp di Siracusa: tra le peggiori per mortalità evitabile

 Sanità, bocciate le performance dell’Asp di Siracusa: tra le peggiori per mortalità evitabile

Il report Agenas sulle performance della Aziende Sanitarie pubbliche boccia l’Asp di Siracusa. La sanità provinciale aretusea (dati 2023) non raggiunge una valutazione sufficiente, finendo in modo poco lusinghiero tra le 30 che in Italia arrancano, per dirla con un eufemismo.
Il monitoraggio dell’agenzia governativa per i servizi sanitari regionali si basa sulla valutazione di 34 indicatori classificati in 6 aree (prevenzione, distrettuale, ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale, outcome) e 12 sub-aree. Le aziende sanitarie territoriali, inoltre, sono state suddivise in cluster in considerazione del numero di cittadini presi in carico: meno di 250.000 abitanti; tra i 250.000 e i 400.000 abitanti; trai i 400.000 e i 700.000 abitanti; superiori a 700.000 abitanti.
Il risultato del mix di tutte le aree analizzate porta all’individuazione di 27 aziende con una valutazione
complessiva buona, 53 con valutazione intermedia, 30 “rivedibili”.
L’Asp di Siracusa viene nettamente bocciata alla voce “presa in carico dei pazienti” (assistenza domiciliare, tempestività interventi del 118). E’ tra le cinque peggiori in Italia insieme a Lanciano-Vasto-Chieti, alla Asl 2 della Gallura, Asl Caserta e Asl Napoli 1 Centro.
Va male, anzi malissimo, alla voce “mortalità evitabile della popolazione nella fascia 0-74 anni”. La mortalità evitabile è calcolata attraverso due voci: le cause prevenibili (quindi mancate vaccinazioni, errati stili di vita, incidenti e suicidi e altre carenze di prevenzione primaria) e le cause trattabili (diagnosi precoci e qualità delle cure). L’Asp di Siracusa è, ancora una volta, tra le peggiori 5 d’Italia in compagnia dell’Asl Napoli 3 Sud, Asl Caserta, Asl Napoli 2 Nord e Asl Napoli 1 Centro.
Per quel che riguarda il dato generale, la “peggiore” in Sicilia risulta l’Asp di Enna. Ma non è certo uno di quei campi in cui si possa giustificare tutto con “mal comune, mezzo gaudio”. I dati sono finiti al centro di una interessante analisi firmata da Milena Gabanelli per DataRoom del Corriere della Sera.

 

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