Santa Lucia, che paura per il corpo sullo sconnesso corso Umberto. I retroscena

Sono state lunghe ore di tensione: fiato sospeso per le condizioni del corpo di Santa Lucia, dalla fine della processione dell’Ottava sino a domenica mattina. Fino a quando, cioè, non è stato concluso l’attento controllo affidato al rettore del santuario veneziano dove le spoglie mortali della martire siracusana sono custodite e conservate. “Nessun danno”, è stato il responso finale di quella verifica minuziosa condotta da chi conosce centimetro per centimetro le condizioni della preziosa reliquia, estremamente delicata.
A far temere il peggio è stato corso Umberto, il vialone siracusano tanto elegante quanto sconnesso, nonostante recenti ed urgenti lavori. In molti, durante le processione, hanno notato le vistose vibrazioni della teca e del corpo, con il disperato tentativo di limitarne l’impatto utilizzando la corsia laterale, quella riservata.
Se si è riusciti a concludere quel lungo attraversamento con il corpo della Santa integro, gran parte del merito è delle attente manovre disposte durante la marcia. Una marcia lenta, anzi lentissima per forza di cose. E il ritardo accumulato sul previsto orario di rientro in Cattedrale la dice lunga.
Si è rischiato un mezzo incidente diplomatico con il Patriarcato di Venezia, che ha presentato le sue comprensibili rimostranze e chiesto spiegazioni. L’immagine cittadina non ne è uscita bene, a fronte di rassicurazioni su più fronti circa la sicurezza e la praticabilità delle soluzioni scelte. L’accaduto, spiegano fonti qualificate, non dovrebbe comunque avere ripercussioni sull’accordo tra Arcidiocesi di Siracusa e Patriarcato di Venezia, grazie al quale ogni dieci anni il corpo di Santa Lucia torna nella sua città. E’ successo nel 2004, si è rinnovato nel 2014 e adesso in questo 2024. Tra pochi anni, però, anche la Chiesa veneta cambierà la sua guida e bisognerà allora capire quali saranno i nuovi orientamenti, anche nei rapporti (sin qui) di apertura verso Siracusa.
Nei mesi che hanno preceduto l’appuntamento, erano state ipotizzate soluzioni alternative ben conoscendo le condizioni critiche di corso Umberto. Scartata via Malta in quanto via di fuga nel piano di protezione civile, si era studiato un percorso alternativo da corso Gelone a piazza del Pantheon per aggirare così le “insidie” di quelle basole e di quel sottofondo sconnessi. Ma quella proposta della Deputazione non è stata accolta, preferendo puntare sulla tradizione e su corso Umberto, in cambio di adeguate garanzie di lavori per la sua messa in sicurezza. I lavori (100mila euro, ndr) sono in effetti stati avviati. Ma non hanno risolto tutti i problemi. Dai Villini all’incrocio con via sen. Maieli avvallamenti e disconnessioni sono evidenti ad occhio nudo anche stamattina. Quando sabato sera il simulacro ed il fercolo sono arrivati lì, è stato il panico per gli organizzatori.
Bisognerebbe, allora, chiedere e comprendere perchè si sia preferito rischiare (grosso) invece di puntare sulla soluzione studiata che prevedeva, ad esempio, la posa di grandi teloni di plastica sulla parte centrale di corso Umberto su cui stendere dell’asfalto temporaneo che sarebbe stato facilmente rimosso (insieme ai teli subito) dopo il passaggio del corteo processionale, con simulacro e fercolo. In fondo, ben sapendo che servirebbe un rifacimento pressochè totale del corso, sembrava una soluzione di buon senso. E infatti diverse fonti confermano che quello era l’accordo tra i vari soggetti coinvolti nell’organizzazione, tra cui anche il Comune di Siracusa. Alla fine, però, è stato fatto altro. Beninteso, alcuni miglioramenti dopo i lavori svolti sono evidenti e rimarranno, benchè limitati. C’è però stata della leggerezza che ha rischiato di avere ripercussioni importanti. Bisognerà intanto capire quanto peserà sulla credibilità dell’apparato siracusano, alla luce delle proteste pacate ma ferme di Venezia.

foto di Marco Barreca