Sculture, land art, installazioni: al Maniace, “Rarica” la mostra di Francesco Diluca
(cs) Rarica è il nuovo progetto site specific dell’artista e scultore Francesco Diluca, a cura di Lara Gaeta e Camilla Nacci Zanetti, pensato appositamente per rendere omaggio alla Sicilia. La mostra, organizzata in collaborazione con Aditus, coinvolge, dal 20 aprile al 30 settembre 2024, due sedi espositive: il Castello Maniace e l’Orto Botanico dell’Università di Palermo.
Tanto dalle creature marine quanto da quelle terrestri, Rarica (“radice” in dialetto siciliano) trae ispirazione, per parlare – attraverso oltre trenta opere tra sculture, installazioni di land art e video – di interdipendenza tra essere umano e natura, di ecosistemi, di organismi che vivono in comunità e di processi trasformativi.
Il percorso espositivo nasce nel mare di Ortigia con la scultura subacquea “Reef – Kura Halos” installata nelle acque antistanti al Castello. L’opera è visibile dalla spiaggia o tramite immersione. Realizzata per il fondale marino e pensata per accogliere nelle sue cavità altre forme di vita, “Reef – Kura Halos” pone l’accento su temi ambientali urgenti quali l’innalzamento della temperatura del mare e il conseguente sbiancamento dei coralli. Per la realizzazione dell’opera l’artista si è avvalso della consulenza di biologi marini.
Tornando in superficie, numerose sono le opere negli spazi del Castello Maniace. Qui si incontrano i due protagonisti del metaforico viaggio nel quale Diluca conduce il visitatore: Orfeo, o meglio l’opera “Radicarsi – Orfeo”, ed Euridice, ossia l’opera installativa “Madrepora – Euridice”. Mentre la scultura di Orfeo conserva ancora le sembianze umane, Euridice è evanescente: è un’opera di land art che mescola elementi naturali come sabbia, sale e ghiaia, a piccole sculture che rappresentano i coralli. Il pubblico può interagire con l’installazione camminandovi sopra, ma anche raccogliendone alcuni esemplari per portarli con sé.
Fanno da contraltare all’acqua e alle creature marine le installazioni realizzate per la Sala Ipostila del Castello Maniace, che richiamano il fuoco inteso come elemento che genera cambiamento: sono vetrofanie, applicate sulle ampie finestre della sala monumentale, tratte dalla serie di performance “Post Fata Resurgo” nelle quali l’artista dà fuoco a enormi sculture in filamento metallico. L’installazione immersiva simula un incendio, in un effetto visivo scenografico che trasforma la Sala Ipostila in una cattedrale laica. “Post Fata Resurgo” rievoca non solo un evento legato alla storia del castello, ossia l’incendio del 1704, ma anche gli straordinari fenomeni naturali legati alle attività vulcaniche a cui i siciliani hanno spesso la possibilità di assistere.
Costanti sono i parallelismi che si generano tra le opere allestite al Castello Maniace di Siracusa e quelle all’Orto Botanico di Palermo. Se infatti nella sede siracusana Diluca affonda come radici le sculture coralliformi, in quella palermitana cinque installazioni che si ispirano alla vegetazione terrestre innestano le loro ramificazioni. L’opera “Micelio”, che ha le sembianze di una figura femminile incinta, prende il nome dall’apparato vegetativo dei funghi caratterizzato da filamenti che compongono un’enorme rete sotterranea che connette pressoché tutto il pianeta come un’Internet analogica.
Pensata appositamente per lo spazio dell’Aquarium, l’opera “Mangrovia” rappresenta la sintesi di tutte le opere presentate in mostra: concepita simbolicamente come una grande casa dove tutte le creature ideate dall’artista possono idealmente trovare rifugio e protezione, i suoi piedi radiciformi sono piantati nell’acqua.
Di grande suggestione sono stati poi per Francesco Diluca le antichissime piante presenti nell’Orto, come il grande ficus e l’ulivo: piante secolari la cui osservazione ha generato una riflessione sul tempo e da cui sono nate due opere “Ulivo” e “Autunno”. Se la prima diventa metafora della capacità della natura di resistere e rigenerarsi, la seconda rappresenta lo scorrere del tempo in contrapposizione alla presenza granitica del ficus le cui radici aeree sono divenute col passare dei decenni vere e proprie architetture che lo fanno apparire pressoché eterno.
Il progetto espositivo è accompagnato da una preziosa pubblicazione, curata da Ernesto Giuntini ed edita da Eclipse, che raccoglie, oltre alle suggestive immagini della mostra e delle opere esposte, i testi critici delle curatrici Lara Gaeta e Camilla Nacci Zanetti, e altri interventi interdisciplinari.
Per la realizzazione della mostra a Castello Maniace si ringrazia la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Siracusa e l’Assessorato alla Cultura della Città di Siracusa.