Servizio Idrico, Cna non chiude ai privati: "più garanzie per indotto e dipendenti"
“Siamo molto preoccupati per le sorti delle 30 imprese dell’indotto che occupano oltre 200 dipendenti e allo stesso modo siamo preoccupati per i 150 lavoratori Sai 8”. Antonino Finocchiaro, presidente provinciale di Cna, interviene nuovamente sulle sorti della gestione del servizio idrico nel siracusano, con particolare riferimento ai 10 Comuni che consegnarono gli impianti alla fallita Sai 8.
Dopo l’approvazione a Palermo del testo di legge sull’acqua pubblica – che prevede la possibilità per gli Enti pubblici di entrare in possesso dei loro impianti – “ci chiediamo come questa norma avrà concreta applicazione nel territorio. Il testo sembra infatti non contemplare le sorti delle imprese e dei lavoratori che in questi anni hanno operato con Sai8 prima e con gli organi fallimentari poi. E soprattutto non c’è alcuna copertura finanziaria per la ripartenza della gestione pubblica degli impianti, né i Comuni hanno risorse proprie”.
Senza mezzi termini, da Cna parlano di scenari a rischio disastro amministrativo e sociale. “L’intenzione dei Comuni di gestire autonomamente i singoli impianti o la soluzione di una società unica totalmente pubblica appaiono ugualmente inadeguate alla ripresa di un servizio funzionale ed efficiente. Le precedenti esperienze a totale gestione pubblica sono state fallimentari. Occorre dunque cercare nuove soluzioni”, spiega Finocchiaro che apre le porte “ad una transitoria ipotesi di affitto temporaneo del ramo di azienda” con Aqualia in pole position. “Soprattutto in considerazione delle garanzie offerte dall’impresa subentrante che tutelerebbero le aziende dell’indotto e i lavoratori diretti. La futura presenza, poi, nell’organo amministrativo di un Sindaco in rappresentanza dei Comuni interessati e di un delegato dell’organo fallimentare potrà assicurare il necessario controllo pubblico nella gestione”.
“Nessuno pensi di poter fare macelleria sociale”, precisa duro Finocchiaro. “In qualunque scenario, chiediamo sin da adesso il necessario coinvolgimento di lavoratori e imprese, per scongiurare un altro costo salato già pagato delle imprese nel fallimento di Sai8”.