Siracusa ancora lontana dai comuni ricicloni, la differenziata non cresce più: 50,3%

 Siracusa ancora lontana dai comuni ricicloni, la differenziata non cresce più: 50,3%

Da un’analisi condotta da Legambiente Sicilia, Siracusa resta lontana dai risultati dei Comuni virtuosi in Sicilia, con una raccolta differenziata ferma al 50,3%. Il grande balzo verso l’obiettivo del 65% rimane un miraggio, tra vecchi e nuovi problemi legati al servizio, ai comportamenti dell’utenza, ai controlli e a una comunicazione nulla. La città infatti è ferma da più di un anno a una percentuale di poco superiore al 50%.
Confortanti, invece, sono i dati di alcune cittadine siracusane. Sortino detiene il primato per raccolta differenziata: 83%. Bene anche Ferla (76%), Solarino (71,4%), Melilli (70,9%) e Floridia (70,5%). Non si registrano grandi numeri invece nella città di Noto (42,6%), Priolo Gargallo (38,8%) e Augusta (33,9%). A livello regionale, invece, la Sicilia risulta sempre più “Riciclona”. Di anno in anno, grazie all’impegno delle tante amministrazioni comunali e di milioni di cittadini siciliani, la Sicilia sta avviando un concreto cambiamento nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Lo dimostra il numero delle realtà che, a fine 2023, hanno superato il 65% di raccolta differenziata: sono ben 303, cioè quasi l’80% dei comuni siciliani. Il dato medio regionale del 65% va centrato entro il 2028 altrimenti non saranno sufficienti neanche i due prossimi termovalorizzatori per gestire la valanga di rifiuti indifferenziati prodotti dalle città dell’isola.
A livello regionale, nella classifica dei Comuni Ricicloni stilata da Legambiente, svettano quest’anno Mirto con il 93,8%, che si conferma il Comune con la migliore percentuale di raccolta differenziata, e Santa Cristina di Gela con il 90,5%. Cresce complessivamente nella regione la raccolta differenziata, che si attesta sopra il 55% (55,7% Dati Dipartimento Regionale Rifiuti – 55,20% Dati Ispra) e diminuisce la produzione di rifiuti indifferenziati: poco meno di 950 mila tonnellate nel 2023, con un decremento del 47% rispetto al 2017.
Ancora nessun comune capoluogo di provincia figura quest’anno tra i Comuni Rifiuti Free, con Ragusa che si conferma comunque il più virtuoso per la percentuale di raccolta differenziata, raggiungendo il 70,8%.
Continuano invece a segnare il passo Palermo e Catania, rispettivamente al 16,5% e al 36%, che, con la loro produzione di rifiuti indifferenziati, rimangono i principali responsabili delle crisi delle discariche.
“Assistiamo ormai da diversi anni a un incremento costante del numero dei Comuni Ricicloni e dei Comuni Rifiuti Free – dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia – che ci consentirà, nel giro dei prossimi anni, di liberarci finalmente dai rifiuti. Ma qualcuno vuole fermare questo percorso virtuoso, proponendo scelte che guardano al passato e che peseranno sulle tasche dei cittadini. È velleitario proporre gli inceneritori come soluzione delle criticità nella gestione del ciclo dei rifiuti ed è falso sostenere che grazie agli inceneritori le nostre città saranno più pulite. Occorre invece sostenere l’impegno dei tanti cittadini e comuni che in questi anni hanno abbracciato l’economia circolare, migliorando e potenziando i servizi di raccolta e realizzando numerosi centri comunali di raccolta e centri del riuso per favorire la gestione di tutti quei rifiuti non serviti dal porta a porta (RAEE, legno, tessili, ecc.), riducendo così la produzione di rifiuti indifferenziati e gli abbandoni illegali. È prioritario realizzare impianti realmente utili per superare le criticità della gestione dei rifiuti urbani, a partire dagli impianti di biodigestione anaerobica, ma anche quelli per il trattamento e la valorizzazione dei RAEE, del legno, dei prodotti assorbenti e dei tessili, impianti del tutto inesistenti. Purtroppo, mentre per realizzare inceneritori il presidente Schifani si è fatto nominare commissario straordinario, ha distratto 800 milioni di euro dal FSC e intende bruciare anche i tempi, per gli impianti dedicati all’economia circolare non è previsto nulla di nuovo, e quelli finanziati dal PNRR rischiano di perdersi definitivamente tra i ritardi della burocrazia. Continuiamo a opporci a queste scelte industriali insostenibili, sia dal punto di vista ambientale sia economico, che ci allontanano dagli obiettivi europei sull’economia circolare”.

 

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