Siracusa. Allarme crack, il direttore del Dipartimento di Salute Mentale: "Tanti neofiti, giovanissimi ma anche adulti"
Un dato preoccupante, che riguarda i giovanissimi, in provincia di Siracusa, ma anche molti adulti. Sembra incredibile ma c’è chi si avvicina al crack anche da adulto. A dirlo è il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Siracusa, Roberto Cafiso, che commenta- dati alla mano- l’allarme lanciato anche dalle forze dell’ordine ed approdato all’Ars con un’interrogazione del Pd per l’avvio di campagne di sensibilizzazione mirate, da condurre nelle scuole secondarie di primo grado, le vecchie scuole medie. E’ quella l’età in cui occorre intervenire, spiegare quali sono gli effetti dell’uso e poi dell’abuso delle droghe e, nello specifico, di questa droga sintetica.
“L’aumento del consumo di crack si registra in tutto il Paese- spiega Cafiso- La provincia di Siracusa si allinea a questo trend purtroppo. Si tratta di cristalli derivati dalla cocaina che, quando vengono fumati, producono uno scricchiolio da cui il nome. Una droga molto più economica della cocaina. Bastano 15 euro per acquistarne e questo vuol dire che è molto più alla portata anche dei giovani. Un’operazione di mercato vera e propria, che serve per fidelizzare una vasta gamma di soggetti, magari neofiti”. Poi Cafiso entra nel dettaglio degli effetti che produce. “E’ un veleno per il sistema nervoso e cardiovascolare, può provocare e arriva a farlo, psicosi, sindromi schizofreniche ed una serie di altre conseguenze che mettono seriamente a rischio la salute”. I numeri parlano chiaro. “Sempre più alto il numero di persone- prosegue il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Siracusa – anche di fasce di mezza età, non soltanto ragazzi, dunque, iniziate all’uso di crack. Li ritroviamo rivolversi ai servizi con situazioni familiari ormai devastate e condizioni fisiche preoccupanti. E poi ci sono tutti quegli infarti, che a 40 anni subentrano in soggetti sani e capita che li stronchino. I cardiologi sanno, purtroppo, che devono indagare sull’eventuale uso di queste persone di sostanze stupefacenti. E purtroppo le famiglie mostrano altrettanto spesso una reticenza. Se, poi, le conseguenze sono estreme, i parenti non vogliono nemmeno saperlo se il loro congiunto facesse uso di droghe. Eppure nelle unità coronariche questo tipo di raccolta di dati è ormai di routine”.
Cafiso fornisce, poi, delle indicazioni alle famiglie che dovessero ritrovarsi alle prese con un familiare che inizia a far uso di questo tipo di sostanza. Indispensabile agire subito, ai primi segnali. “La famiglia deve immediatamente attivarsi- dice il dirigente dell’Asp e psicoterapeuta- Deve condurre, fosse anche di peso, il congiunto in un servizio pubblico. Non basta rivolgersi al singolo professionista privatamente, Serve un approccio multidisciplinare, questo è un aspetto fondamentale. L’utente che assume sostanze stupefacenti è per sua natura o meglio, per stato di cose, bugiardo: promesse, giuramenti, manifestazione di pentimento e buoni propositi annunciati vanno presi decisamente con il beneficio del dubbio. Per i giovanissimi, tra i motivi di attenzione da parte dei genitori figura certamente un profitto scolastico che va peggiorando. Parliamo chiaro: il buon profitto scolastico non è compatibile con la dipendenza da crack. Anche eventuali segnalazioni da parte di conoscenti, nonostante il rischio che siano maldicenze, vanno approfondite: sempre meglio di un problema sottovalutato”.
L’idea di potenziare le campagne di sensibilizzazione piace a Cafiso. “Funzionano- dice- e me ne sono reso conto nei giorni scorsi quando, insieme alla Polizia Stradale, ho parlato a dei ragazzi di una scuola superiore della provincia per parlare dei rischi di mettersi alla guida sotto l’effetto di alcolici e droghe. Rispetto a dieci anni fa- assicura- ho trovato giovani la cui attenzione e disponibilità all’ascolto è di gran lunga superiore rispetto al passato, segnale incoraggiante, che lascia spazio all’ottimismo”