Siracusa. Caro carburante e zona industriale, Geraci (Confindustria): “Ecco cosa sta accadendo”
“Almeno tre fattori stanno determinando il drammatico aumento del prezzo del carburante in Italia”.
Una disamina lucida quella del vice presidente di Confindustria di Siracusa, Claudio Geraci, che parla anche di responsabilità.
“Per entrare nel merito della questione- spiega Geraci- i fattori che hanno determinato questa drammatica escalation sono tre: i primi due diretti ed il terzo, indiretto. Hanno inciso, insieme, in maniera determinante sul costo del carburante. Parliamo innanzitutto del costo della materia prima, il grezzo, lievitato in maniera esponenziale. Secondo elemento diretto: il costo dell’energia elettrica,aumentato fino a dieci volte rispetto alla fine del 2020. Questo influenza inevitabilmente il prezzo del carburante. Sono dunque il costo della materia prima ed il costo di produzione”.
Ma è sul terzo fattore indicato da Geraci che risiederebbe un vero e proprio paradosso.
“Il terzo fattore-prosegue il vice presidente di Confindustria- è rappresentato dalle tasse. Oggi in Italia il prezzo del carburante è determinato per piu’ di due terzi dalle tasse imposte sul valore del carburante. In altri termini, al costo di produzione si sommano le tasse.Sul valore complessivo di questo viene calcolata ancora l’Iva. Paradossalmente si calcola l’Iva anche sulla tassa”.
Alla base di questa situazione ci sarebbe “un’instabilità complessiva del sistema energetico internazionale,che insieme alla frenesia che ha colpito i mercati non può che determinare delle forti spinte speculative. Quello che sta succedendo in questo momento, insomma- dice ancora Geraci- non sta facendo altro che spostare , visto che i mercati non sono governati (perché quello che è stato fatto è stato prendere decisioni di carattere energetico, economico e finanziario ma senza dare una regola). Si sta impoverendo la distribuzione della ricchezza ai livelli più bassi, la popolazione, che paga molto di più, mentre in pochissimi si stanno arricchendo tantissimo. Non è improbabile che se il trend della frenesia energetica che ci sta coinvolgendo continuerà, il grezzo possa arrivare fino a 200 dollari al barile. Chiaro che sarebbe un problema ancora più importante”.
Geraci non immagina un “rientro alla normalità in tempi rapidi. Non penso -puntualizza- che gli effetti economici di questa situazione si possano esaurire a breve scadenza, anche perchè ci sono costi cresciuti a dismisura prima ancora della crisi e rispetto a cui nessuno aveva fatto niente. In Italia abbiamo voluto fare delle scelte che hanno esposto il Paese a tutto quello che oggi stiamo vivendo perchè abbiamo voluto rinunciare alla produzione di energia elettrica da fonti diverse da quelle che potevano dare il maggiore consenso”.
L’idea del rappresentante degli industriali è che “i problemi complessi non hanno soluzioni semplici. Un problema come l’approvvigionamento energetico non può essere risolto con populismo e scelte demagogiche. Un esempio è il gas, tema oggi oggetto di particolare attenzione. Se oggi non è possibile trovare una fonte diversa immediata rispetto al fornitore principale-fa presente Geraci- è perché i contratti vanno siglati di lunga durata. Si pensi che la Cina ha un contratto con la Russia di 30 anni. L’Italia, in ogni caso, soffre di una carenza infrastrutturale. E’ stato detto “no” agli oleodotti, ai gasdotti, ai rigassificatori, alle piattaforme di estrazione del metano. Un Paese serio dovrebbe sviluppare una politica energetica industriale di lungo periodo che si fonda sull’equilibrio e il mix di approvvigionamento delle fonti energetiche.
Tornando a temi vecchi, mai diventati misure concrete, Geraci crede che la fiscalità di vantaggio possa essere una soluzione solo se usata per creare ” le condizioni perché questa venga investita e non destinata alla riduzione della spesa corrente, utile ad esempio creare fondi di finanziamento su asset come la zona industriale che possano produrre ricchezza, creare la formula per aumentare i ricavi piuttosto che ridurre le spese correnti. Questa fiscalità agevolata non altrimenti non produce più nulla. Si potrebbe usare per trasformare una raffineria in altro, che possa produrre qualcosa in maniera diversa. In questo modo le ricadute ci sarebbero davvero e sul lungo periodo. Fino ad oggi, solo dichiarazioni d’intenti. Serve che diventino strumenti operativi”.
Non mancano delle note polemiche. “Miope-la disamina di Geraci-. l’attuale organizzazione del Pnrr , che esclude l’intero sistema di raffinazione italiana dalla possibilità di utilizzare questi fondi”. Poi una sollecitazione: “il tempo non è infinito. Le decisioni vanno prese e purtroppo alcune non producono un consenso immediato”.
Infine un riferimento agli “umori nella nostra zona industriale. C’è un senso di preoccupazione- spiega il rappresentante degli industriali- Il costo dell’energia è un problema per tutti: per chi produce prodotti chimici, gas tecnici, raffinazione, energia (da metano). Le aziende stanno governando questo momento di crisi con senso di responsabilità. Dal punto di vista dell’approvvigionamento, in ogni caso, in questo momento non ci sono problemi importantissimi ma ci sono grandi difficoltà economiche. Se si vuole comprare una nave di greggio- l’esempio di Geraci- che prima costava 50 milioni di euro, oggi ne costa 100. Le banche, capirete, iniziano ad avere difficoltà a garantire queste cifre”.