Siracusa. Centro Studi Cgil: disoccupazione al 24%, ma tengono agricoltura e servizi con timidi segnali di ripresa
I numeri della crisi occupazionale e l’andamento demografico, dal 2008 al 2016, nella provincia di Siracusa. Questi dati sono stati al centro dei lavori del seminario organizzato dal Centro Studi della Cgil. Questo il “Focus socio – economico sulla provincia di Siracusa”, il nome dell’incontro.
Le ragioni del seminario sono state spiegate da Caterina Italia, coordinatrice del Centro Studi: “Per mettere in atto azioni sindacali sempre più efficaci è fondamentale monitorare costantemente le oscillazioni del mercato del lavoro. Per tale ragione abbiamo istituito nei mesi scorsi un osservatorio permanente sull’occupazione e sull’andamento dei differenti settori produttivi”. A seguire i lavori, Giuseppe Citarrella, presidente del Centro Studi Cgil Sicilia.
Roberto Foderà, ricercatore Istat, dopo aver presentato la composizione del tessuto sociale aretuseo, ha sottolineato come “il tasso di disoccupazione a Siracusa sia passato dall’11,5% del 2008 al 24% del 2016. Altro dato da segnalare riguarda i rami di attività, rispetto al 2008 con un incremento degli occupati in agricoltura a discapito del settore industria”.
Conferma questi dati anche Giuseppe Nobile, che parla di cauta ripresa negli ultimi due anni, soprattutto nel settore dei servizi dopo le forti crisi degli anni 2008 – 2014. Non è però ancora stato recuperato il terreno perduto.
Il segretario generale della Cgil di Siracusa, Roberto Alosi, ha annunciato il prossimo focus sarà dedicato a dati tecnici rilevati e che sarà volto alla individuazione di nuove strategie finalizzate allo sviluppo occupazionale del territorio siracusano.
“Credo sia fondamentale mantenere costante l’attenzione sui dati statistici perché più si conoscono in profondità le condizioni oggettive del nostro mercato del lavoro più si è in grado, come organizzazione sindacale, di fornire risposte adeguate al contesto – conclude Roberto Alosi – L’esperienza di oggi è stata molto significativa poiché ci ha permesso di guardare il nostro tessuto sociale da diversi punti di vista”.