Siracusa, città dolente. "Un pensiero per Salvo", il dolore dopo la tragedia
Morire a 20 anni è assurdo. Morire in una piazza piena, davanti a decine e decine di persone è orribile. Morire forse per mano di un coetano, per una lite nata chissà perchè è agghiacciante. Morire in quello che doveva essere un giorno di festa e riconciliazione per tutti è orrendo e inconcepibile.
La cronaca ci racconterà ogni dettaglio di un sera di follia, di una gioventù in parte sbandata in una società che ha perso bussola e valori. Povera Lucia, che sguardo triste verso la sua città mentre attraversa il ponte Santa Lucia in silenzio, con una processione che diventa veglia di preghiera e dolore, forte segnale di condanna di una violenza figlia di chissà quale logica dell’orribile.
Salvo Miconi aveva 20 anni. A vedere le sue foto sui social network colpisce il sorriso: solare, spensierato. Il sorriso di chi non pensa mai che l’orrore sia dietro casa, di chi ha la forza per credere che i progetti di un futuro “da grandi” possano sempre e comunque diventare “domani” realtà. Il lavoro, gli amici, l’amore, la famiglia. Una vita così normale e così bella. Perchè tutto questo? Perchè? La dolente domanda di una città cupa nel cielo e nei pensieri, svegliatasi piegata su se stessa sotto il peso di una tragedia che ha toccato tutti.
Il dolore trabocca nelle parole di chi conosceva Salvo Miconi. Parole di affetto, parole di dolore. C’è tutto nei messaggi che hanno inondato Facebook. C’è il “R.I.P e ciao Salvo” di Elena e di tanti amici senza parole e con ogni emozione spezzata. “Un pensiero per Salvo, ragazzo ucciso da una coltellata al cuore”, condividono Iano e quanti mai prima forse avevano incrociato quel ragazzo con gli occhiali da sole e il sorriso. “Siamo una città di m.”, scrive Siro. “Ragazzi che escono premeditati in un giorno di festa. Ma i valori umani dove sono finiti?”, si chiede ancora. “Mi vergogno di essere siracusano.Schifo, schifo, sdegnato di questa città e della società che ci vive”, lo sfogo. “Come si può rovinare una famiglia…in un giorno che doveva essere di festa?”, si chiede Ivan. C’è poi il pensiero gentile di Antonio, l’amico che a Salvo ancora si rivolge con un tenero “mio compare”. E poi la rabbia di quelli che chiedono pene esemplari, invocando persino soluzioni “definitive”.
E intanto fuori piove. Piove anche sui fiori che qualcuno ha lasciato sul luogo della tragedia, piccolo lampo di umanità nel buio di un dramma disumano.