Siracusa. Classifica del lavoro "meglio" pagato: 81.o posto in Italia
L’Osservatorio JobPricing ha pubblicato JP Geography Outlook, la classifica delle province italiane in cui il lavoro è “meglio” pagato. A parità di professione, un lavoratore retribuisce nel Belpaese una “paga” divera di provincia in provincia.
Con la classifica, l’Osservatorio JobPricing vuole tentare di fornire indicazioni su quali sono i territori dove un lavoratore può cogliere opportunità di crescita retributiva.
Lo studio si basa sulle rilevazioni effettuate dal sito www.jobpricing.it nel corso del 2014 e del 2015. “Confronta il tuo stipendio” – il tool gratuito di JobPricing che gli utenti possono utilizzare per scoprire come si colloca il proprio stipendio rispetto alla media nazionale di profili omologhi – è stato utilizzato da circa 350.000 utenti, e le osservazioni sulle quali è stata costruita la graduatoria sono oltre 140.000. Le classifiche sono state elaborate tenendo esclusivamente come riferimento la retribuzione annua lorda (RAL).
Siracusa staziona nella parte bassa della classifica, all’81.o posto con una retribuzione annua lorda pari a 24.855 euro (-0,7% rispetto alla media regionale). In Sicilia, la provincia “meglio” pagata è Palermo con 27.972 euro di Ral (39.a in Italia). Catania occupa la seconda piazza (76.a in Italia). A chiudere il podio siciliano, proprio Siracusa.
Seguono Caltanissetta (84), Enna (88), Trapani (96), Agrigento (102), Ragusa (104) e Messina (108).
Mario Vavassori, presidente JobPricing, legge i dati con due riflessioni. “La correlazione tra il reddito da lavoro dipendente e il costo della vita e i nuovi scenari nel campo delle relazioni industriali. Il caro vita del Nord Italia, maggiore di quello del Centro Sud, rispecchia in parte questa differenza delle retribuzioni, soprattutto nel caso di lavoratori dipendenti del privato. Inoltre si fa sempre più strada una concezione del lavoro “individuale” che probabilmente i sistemi di tutela rappresentati dai contratti nazionali e gestiti dai rappresentati istituzionali non sono in grado di comprendere e di valorizzare”.