Siracusa e il tema dell'immigrazione, attivisti in piazza ma la città è contraria: "fate le valigie ed aiutateli a casa loro"
Volontari delle associazioni cittadine, studenti, la Cgil, mamme e semplici cittadini si sono dati appuntamento ieri in piazza Archimede, sotto la sede della Prefettura. Nel momento in cui esplode a livello internazionale il problema della gestione dell’accoglienza dei migranti, hanno voluto mettere al centro parole chiave come “porti aperti” e “restiamo umani”. Un centinaio di persone si sono così rivolte al ministro dell’Interno per il tramite della Prefettura. Alcuni hanno anche indossato giubbetti di salvataggio per rendere ancora più palese il messaggio.
Ma il clima, a Siracusa, pare essere cambiato. Nell’opinione pubblica c’è stanchezza più che razzismo vero e proprio. “A questa gente che parla di accoglienza, che parla di aiutare dico: fate le valigie ed andate ad aiutare queste persone a casa loro, sicuramente ne aiuterete molte di più. Vediamo poi che accoglienza vi riservano. Ci sono mille modi per aiutare la gente e vederli buttati per strada o ai semafori ad importunare la gente non è aiuto”, scrive Chiara. “Se ci tenete tanto andateveli a prendere e ve li portate a casa vostra! Capisco che con questo business vi entrano parecchi soldi ma come dice Salvini la pacchia è finita!”, aggiunge Loredana, siracusana anche lei. E poi c’è Alessandro: “continuano ancora a non capire che non è più accoglienza ma businesss, perché quando vengono qui rimangono in povertà con la differenza che li campiamo noi”. Sono centinaia i messaggi arrivati in poche ore alla nostra redazione. Tra questi anche quello di Loredana, “prima di aiutare gli extracomunitari, pensassero ad aiutare le tante famiglie siracusane che vivono con mille difficoltà economiche. Famiglie che purtroppo non riescono nemmemo a garantire il cibo giornaliero ai loro bambini”. E poi ancora Flavia (“Non capisco, adesso siamo: razzisti, incivili, senza umanità quando per anni abbiamo accolto migliaia di persone ogni settimana e nonostante qui stanno a ciondolare tutto il giorno, delle volte ubriachi, per non parlare delle malattie”) e Mary (“Perché non aiutano quelli che sono già in Italia. È accoglienza lasciare bivaccare una donna in corso Umberto, da un anno, dove passano tutte le massime istituzioni della città, sarà passato da li anche il prete? È accoglienza lasciali elemosinare davanti a ogni supermercato e a ogni semaforo? È accoglienza lasciali vivere ai villini? Se l’accoglienza è questa?”) e Corrada (“Accoglienza? Ci stanno costringendo a non uscire più da casa, chi è tanto altruista se li portasse a casa”) e poi ancora Luisa ( “Avete rotto le balle portateli a casa loro. Siracusa ormai è piena e ne abbiamo le scatole piene. Nella strada di Tivoli ci sono marocchine che si prostituiscono”).
Simona Cascio, la presidente di Arci Siracusa, tra le organizzatrici del presidio in piazza Archimede, prova a chiarire. “Noi non facciamo business, siamo associazioni di volontari. Abbiamo anche accolto in casa nostra e senza farci pubblicità per questo. Crediamo nell’umanità. Capisco la stanchezza verso un sistema che ha dato l’impressione, alle volte, di speculare sugli stessi migranti ma non confondiamo i temi. Anche io sono per l’ordine e le regole, no a sbarchi indiscriminati però il si ai corridoi umanitari quello deve esserci per forza”, dice provando a controbattere l’ostilità di fondo che cresce in città.