Siracusa. Fridays, aumenta la partecipazione ma sull’educazione civica resta tanto da fare
“Siracusa inizia a rispondere bene alla sollecitazioni dei Fridays for Future. Adesso passiamo alla fase successiva, sviluppando un percorso concreto per ricostruire scuole e città del futuro”. Il giorno dopo la grande manifestazione che, con la sua onda, ha raggiunto anche Siracusa, è tempo di tirare le prime somme. Lo fa la referente del movimento mondiale, Sara Zappulla. “Siamo contenti- esordisce- E’ andata meglio rispetto alle due precedenti occasioni, di marzo e maggio, sia in termini di partecipazione, sia in termini di adesioni da parte delle scuole, con segnali positivi dai dirigenti scolastici rispetto a come possiamo costruire un percorso strutturato proprio nelle scuole nei prossimi mesi. Per noi-prosegue Sara Zappulla- salvare il pianeta è centrale, ma è altrettanto chiaro che diamo centralità anche alla necessità di ricostruire scuole e città del futuro attraverso la conoscenza, gli strumenti critici, i luoghi della formazione. Ci interrogheremo, dunque, sempre di più su come avviare collaborazioni proficue. Alcune di queste sono state avviate, anche con l’Università, ma sono ancora allo stato embrionale. Dovremo dare sempre più forza ai Fridays nelle scuole, non solo con le azioni simboliche, certamente necessarie, ma anche attraverso un prontuario di pratiche, a partire dal plastic free da attuare in concreto, non solo in teoria. Inevitabilmente resta anche un neo dalla giornata di ieri. E’ l’immagine dell’immondizia lasciata in giro per la città dagli stessi ragazzi che chiedevano e urlavano l’esigenza di un mondo pulito. Un paradosso, ovviamente, che lascia un senso di amarezza. A ricondurre, tuttavia, la cosa su un binario che non ha nulla a che fare con gli aspetti generazionali sono proprio gli organizzatori della manifestazione di ieri. “Abbiamo provato a ripulire qualcosa- puntualizza Sara Zappulla- quando , passando, ci siamo accorti di rifiuti lasciati per strada. Che esista un problema rispetto a come si vive il bene comune è indubbio. Non è, tuttavia, un problema generazionale, ma complessivo, in questa città come, immagino, anche altrove. Occorre di certo riflettere su cosa è collettivo, su come prendersi cura del nostro spazio, ma questo deve avvenire all’interno delle nostre case, delle nostre famiglie. E’ chiaro che noi viviamo con adulti da cui traiamo abitudini. Ragioniamo in termini di esempi. Si intervenga, dunque, ma farne una questione generazionale sarebbe, a mio avviso, sbagliato e riduttivo”.