Siracusa. “Giuro che non dimenticherò mai”, il libro-tuffo nelle emozioni dei medici
Un tuffo emozionale nell’animo dei medici che hanno messo a nudo le loro fragilità, le loro paure, i loro sentimenti quando, circa due anni fa, si sono ritrovati a combattere contro i drammi della pandemia da Coronavirus riuscendo, nella sofferenza condivisa con il resto della gente comune, a riscoprire e rivalorizzare l’aspetto empatico, più umano, del loro rapporto con i pazienti, al posto dei quali spesso si sono ritrovati.
Si presenta così, come un inedito, intimo “diario di bordo”, “Giuro che non dimenticherò mai”, il volume redatto dall’Ordine di medici di Siracusa, di cui scrittori sono stati proprio i camici bianchi aretusei, che tra le righe dei loro racconti sono riusciti ad abbandonare la “freddezza”, che spesso la scienza impone per affermare i propri assiomi, dando spazio all’empatia e favorendo attraverso la “narrazione” il processo di umanizzazione del rapporto medico e paziente, da tempo avviato. Ieri, il libro è stato presentato, assieme ai suoi autori, nella sede dell’Ordine dei Medici di Siracusa.
A illustrare l’iniziativa editoriale è stato il presidente dell’Ordine dei Medici di Siracusa, Anselmo Madeddu, che ha sottolineato proprio il valore catartico e coinvolgente della “medicina narrativa”, secondo la sua fondatrice, Rita Charon.
“Si tratta- ha ricordato Madeddu-di una corrente secondo cui il miglior farmaco per il paziente diventa, attraverso la conversazione, il proprio medico, mutuando d’altronde quello che è un principio della psicoterapia. Quindi- continua il presidente Madeddu- se il medico riesce ad accettare le proprie fragilità, la propria sofferenza e riesce a comunicarle anche al paziente e a fare scattare l’empatia, è dimostrato migliora il rapporto assistenziale e dunque, viene potenziato l’aspetto terapeutico”.
“Uno studio, recente- prosegue Madeddu- ha dimostrato che più il medico si intrattiene a parlare con il proprio paziente, meno saranno le probabilità di ricevere dallo stesso un esposto per “cattive pratiche”. Ciò rimarca l’importanza della comunicazione nel processo di umanizzazione del rapporto medico-paziente- familiari. “La narrazione- continua Madeddu- d’altronde è uno dei più potenti ed efficaci strumenti di interazione tra due soggetti, nel nostro caso tra medici e pazienti. Con questa operazione editoriale, frutto di un concorso a cui hanno partecipato una ventina di colleghi, abbiamo voluto tirar fuori il vissuto, le emozioni, le paure dei camici bianchi, che hanno guardato anche i pazienti con occhi più attenti. E a proposito di “occhi”, di sguardi, il presidente Madeddu ha voluto ricordare i racconti di alcuni dei vincitori di questa prima edizione del concorso letterario, quello della dottoressa Rosalia Sorce, oculista, che durante la pandemia ha riconsiderato il proprio oggetto di cure e di un giovane medico, che ha raccontato il funerale in forma ristretta del nonno, personaggio politico, che sognava esequie solenni e che invece è stato commemorato solo da 4 familiari e il parroco.