Siracusa. I cili, Lucia, i volontari e la luce al Santuario: genesi di un insolito messaggio di speranza per la città
Una foto, due messaggi di riscatto. Per una città che pare alle volte arrotolarsi su se stessa c’è per fortuna ancora spazio per immagini di riscatto, speranza e ottimismo. Una “luce” e non è un semplice modo di dire. E se volessimo aggiungere simbolismo, bello che succeda durante un giorno di festa per Lucia, la santa della Luce, quella con la “l” maiuscola.
La pronta risposta di volontari (politici, atleti, cittadini) per far sì che uscissero i cili in processione insieme al simulacro della patrona dopo lo “shock” (per i devoti) della loro assenza giorno 13 indica come alberghi ancora in città la capacità di rispondere a fatti o eventi negativi, piccoli o grandi che siano. Con la voglia di impegnarsi in prima persona, senza delegare a terzi, speranza vana dietro cui si nasconde il senso civico siracusano. E non è un caso che tra i primi a metterci mani e impegno siano stati gli atleti di casa nostra, la faccia bella di Siracusa: campioni come Peppe Gibilisco, Stefano Barrera ed Irene Burgo peraltro la prima donna a portare in processione uno dei pesanti cili, addobbato per la festa. “Che fatica, ma che emozione” si andavano ripetendo scambiandosi i cili. Insieme agli atleti dell’Ortigia, della Syrako Rugby, della Siracusa Boxing Team, dell’Albatro e del Gruppo Sportivo dei Carabinieri.
E quando poi in piazza della Vittoria la “luce” è diventata visibile a tutti, con il bianco dei led che ha “acceso” il profilo esterno del Santuario della Madonna delle Lacrime, il senso è diventato palese. Si riaccende la speranza, si riaccende l’ottimismo: le cose si possono fare, le situazioni si possono cambiare e la città ritrovare la speranza di un futuro “luminoso”. A patto di metterci impegno, faccia e sudore come quegli atleti che ieri hanno regalato la loro giornata ai cili, a Lucia, a Siracusa.