Siracusa. Il caso Sovrintendenza sul Corriere della Sera

 Siracusa. Il caso Sovrintendenza sul Corriere della Sera

Il “caso Sovrintendenza” approda sul Corriere della sera. La prestigiosa firma del giornalismo italiano, Gian Antonio Stella, ha infatti dedicato ampio spazio alla vicenda dei sovrintendenti “via da Siracusa perché si erano opposti alla costruzione di ville e di un approdo nell’area protetta”. Erano lì da troppo tempo: questa la “scusa” secondo Gian Antonio Stella, il quale aggiunge: “Peccato che tutti e tre avessero un’anzianità inferiore ai cinque anni”. Nell’ampio pezzo viene quindi ripercorsa la vicenda dall’inizio, dalla decisione, cioè, “dei tre funzionari della Soprintendenza Rosa Lanteri (beni archeologici) Alessandra Trigilia (paesaggistici) e Aldo Spataro (architettonici) di mettersi di traverso ad alcuni pesanti interventi in alcune delle aree più importanti ed esposte della città di Dionisio. Va da sé che i costruttori, accolsero i no dei tre funzionari della nuova Soprintendenza, motivati dal rispetto dei vincoli ribaditi successivamente da varie sentenze del Tar, come una sorta di insubordinazione o peggio: come un ostacolo al progresso cementizio. Al punto di pretendere dalla Lanteri, dalla Trigilia e da Spataro, rei di aver imposto il rispetto delle tutele, 268 milioni di euro per lo stop al porto e altri 155 per il blocco alle villette e ai centri direzionali. Per un totale, di 423 milioni. Normale avvicendamento, ha spiegato la Regione, ma non dice forse la legge regionale che nell’ambito delle misure dirette a prevenire il rischio di corruzione, assume particolare rilievo l’applicazione del principio di rotazione del personale? – si chiede Gian Antonio Stella – Giusto. La norma dice però che la durata dell’incarico dovrebbe essere fissata in cinque anni rinnovabili preferibilmente una sola volta. Traduzione: massimo dieci anni”. E non era questo il caso della Lanteri, della Trigilia e di Spataro. “E allora? – conclude il Corriere della Sera – come la mettiamo? Qual è, il messaggio, a chi combatte il cemento nelle aree archeologiche protette?”.

 

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