Siracusa. La grande intuizione di Mario Tommaso Gargallo raccontata dal nipote, Federico
Federico Gargallo, nipote dell’aristocratico siracusano che diede vita alla tradizione delle rappresentazioni classiche cento fa, ha raccontato all’agenzia AdnKronos quella memorabile pagine di storia. “Decise tutto nel 1913. Aveva 25 anni e coinvolse amici e parenti. Aveva avuto la grande fortuna di assistere alle rappresentazioni classiche nei teatri romani di Fiesole e di Nimes. La sua idea era molto semplice e rivoluzionaria: portare, a Siracusa, nel più grande teatro Greco della Magna Grecia le rappresentazioni classiche. Lo potè fare – scherza Federico Gargallo con il giornalista dell’agenzia stampa- grazie ad una fortuna sfacciata, ad una abominevole ricchezza”. Si perchè fu lui a finanziare tutta la manifestazione, come i nobili dell’antica Grecia. L’avventura iniziò grazie alla collaborazione e al sostegno del fratello, ma soprattutto all’amicizia con l’allora sovrintendente di Siracusa, Paolo Rossi, uno dei padri dell’archeologia moderna, e con Ettore Romagnoli, grande grecista. “Tra i due -ricorda ancora Federico Gargallo- si creò una parterniship felice, ma non sempre facile. Mio nonno aveva una straordinaria conoscenza delle arti, del mondo antico e contemporaneo, un fiuto per gli artisti emergenti. Fu proprio mio nonno a portare a Siracusa Duilio Cambellotti, a cui affidò l’allestimento delle scenografie e la creazione dei costumi per alcuni spettacoli, come oggi accade per Arnaldo Pomodoro”.
Obiettivo di Mario Tommaso Gargallo era quello di “educare” il pubblico, farsi promotore di cultura aperta a tutti, democratica. “Non c’era bisogno di aver studiato in un liceo classico. Anche i contadini, i mezzadri, coloro che lavoravano nei campi, la sera andavano a teatro -prosegue il nipote di Gargallo – Mio nonno, attraverso le rappresentazioni classiche, aveva trasmesso quel senso di orgoglio, di appartenenza ad una città, ad una cultura. Quello che ancor oggi non hanno capito i nostri politici. E questa fu la grande intuizione di mio nonno. Oltre un secolo fa capì che la cultura poteva trasformarsi in forza imprenditorale ed economica. La cultura paga e offre opportunità”.
Mario Tommaso Gargallo, e molti amministratori locali dell’epoca, “erano molto più avanti di oggi, oltre un secolo fa. E se nel 1913 in molti seguirono il conte Gargallo in questa avventura, non lo fecero sicuramente per i suoi soldi, ma perchè compresero la grandezza e l’importanza di questa sfida, non solo per Siracusa, ma per tutta la Sicilia”.