Siracusa. La “prima” di Elena: con Livermore il Teatro Greco entra nell’era dell’hi tech
Videoproiezioni e un mare da cui riaffiorano un relitto e memorie. Si alza così il sipario sulla stagione 2019 degli spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa, con Elena di Euripide. Scene che si presentano subito ad effetto perchè con Davide Livermore il Teatro Greco entra nell’era dell’hi tech. Durante i lunghi minuti di applausi finali il regista torinese si apre ad un sorriso con cui abbraccia tutti i suoi attori. L’Elena di Livermore è spettacolare, un compendio di teatro e di generi d’arte varia, di citazioni e contaminazioni. Alcune scene filano come si fosse davanti ad un film.
Accompagnate da musiche ed effetti, battute divertenti e danze. Un purista avrà forse da ridire, ma questa Elena è davvero tanta roba. Ci sono anche baci appassionati per la prima volta al teatro greco, tra Elena e Menelao. E poi nacchere che suonano in una studiata colonna sonora capace di cambiare sempre forma, seguendo i momenti in scena ed innovare nell’uso dell’acqua come strumento musicale.
Abiti da sera e paiette per le protagoniste femminili e persino per i dioscuri. E poi c’è anche una palpatina, neanche troppo accennata, tra elementi scenici che si muovono di continuo riempiendo e ridisegnando sempre le scene. Il risultato è da spellarsi le mani dagli applausi. Livermore di teatro ne sa, e questo era noto. Con stilettate e tanti saluti ad una politica che nutre l’idiozia, tra porti chiusi ed un re che sa di essere tale solo se segue la giustizia. Parole di Euripide, rilanciate filologicamente da Livermore.
Laura Marinoni è una strepitosa Elena: leggera, sapientemente arguta, perfetta in ogni soffio. I duetti con Menelao/Sax Nicosia intorno alla poltrona sono persino divertenti, pure nel brindisi di morte. Ironica Mariagrazia Solano, con una trovata che vede una sigaretta spuntare a sorpresa. E poi c’è Simonetta Cartia che raccoglie applausi nella sua Teonoe versione operetta. E Giancarlo Judica Cordiglia è un Teoclimeno versione cicisbeo che da ancor più il senso del tragicomico su cui anche Euripide si era divertito a scrivere secoli orsono. Assolutamente da vedere.