Siracusa. "La Sanità buona che resta nel cuore", lettera di due sorelle grate all'Hospice
“Chi dà non deve ricordarsene, ma chi riceve non deve mai dimenticarsene.” Inizia così il racconto di una donna siracusana, Manuela, che insieme alla sorella Rita ha vissuto uno dei momenti peggiori per ciascun figlio, la perdita della madre. “In un periodo in cui l’opinione pubblica tende a criticare ed evidenziare solo gli aspetti positivi della Sanità Pubblica siracusana- spiega – noi desideriamo condividere con la cittadinanza la professionalità, la sensibilità, la gentilezza, la premura e l’umanità riscontrate all’Hospice di Siracusa nella persona del dottor Moruzzi e tutto il personale medico, paramedico e volontario. Hanno seguito nostra madre e noi figlie, attraverso parole buone e sincere nel momento più difficile della nostra vita e che hanno reso questo doloroso periodo di degenza più sopportabile. In un ambiente familiare, caloroso ed umano, abbiamo trovato un mondo di persone e di relazioni che per mamma e per noi figlie sono diventate una vera famiglia, che ci hanno considerato persone e non numeri, elemento fondamentale per noi, già provate da così tanto dolore”. Il racconto di Manuela è quello della “dedizione con cui veniva assistita la nostra adorata madre, accompagnata con dolcezza fino alla fine della sua vita. Non ci siamo mai sentite sole o abbandonate”. Gratitudine e ammirazione quella espressa. “Portano avanti il loro compito in condizioni non facili, senza mai dimenticare che il paziente è una persona e non un numero e partecipando alla sofferenza sua e della sua famiglia con parole di incoraggiamento e consolazione.
In tempi come i nostri dove la superficialità e la fretta sono la norma, il loro essere gentili, premurosi, attenti e realisti, ha fatto sì che ci sentissimo meno sole”.