Siracusa. Lettera di Reale ai suoi sostenitori: “Abbassare i toni, rispetto per le istituzioni”

 Siracusa. Lettera di Reale ai suoi sostenitori: “Abbassare i toni, rispetto per le istituzioni”

L’aveva preannunciata nei giorni scorsi. Ezechia Paolo Reale scrive ai suoi sostenitori. Lo fa con una lettera aperta pubblicata sulla sua pagina Facebook e lo fa chiedendo in maniera chiara, con un tono che è anche per certi versi di rimprovero, di abbassare i toni, di evitare, al contrario di quanto è già accaduto, insinuazioni, accuse ai magistrati, ammiccamenti.  “Un magistrato-esordisce Reale-  nella sua vita privata, ha le sue idee e le sue preferenze in ogni campo, compreso quello della politica ma quando indossa la toga tutto questo gli diventa estraneo:  è garanzia del rispetto del diritto e delle regole.Tre magistrati del TAR di Catania hanno dichiarato la nullità parziale delle elezioni amministrative svolte a Siracusa nel 2018. Chi ha visto annullata la sua elezione ha proposto, come suo diritto, appello contro questa decisione. Il Presidente del CGA di Palermo ha, quindi, ritenuto prudente che la decisione del TAR non sia eseguita immediatamente e, in attesa che venga compiuta una valutazione completa sull’opportunità di attendere la decisione finale, prima di interrompere la continuità istituzionale nella prima città capoluogo di provincia nella quale viene annullata un’elezione amministrativa, ha emesso un provvedimento provvisorio, della durata di circa un mese, con il quale, senza toccare la sentenza e senza affrontare alcuna questione di merito, ne ha sospeso l’esecuzione convocando le parti interessate per il 15 gennaio”. A fronte di questo, Reale parla chiaro e parla proprio ai suoi. “Trovo insopportabile -chiarisce- che il dibattito, rancoroso e livoroso, si stia concentrando sulle persone dei magistrati che nulla di diverso hanno fatto se non applicare, secondo la loro scienza e coscienza, ciò che hanno ritenuto giusto e che rientrava nei loro poteri e doveri. Mi rivolgo, quindi, ai tanti che sostengono la mia battaglia di civiltà per le regole e per il diritto ed ai molti che la guardano con rinnovata speranza: io credo fermamente che la sentenza del Tar di Catania sia stata troppo cauta nel limitare l’annullamento a nove sezioni e chiederò che il voto suppletivo sia ulteriormente esteso ad altre sezioni nelle quali sono state accertate irregolarità altrettanto gravi, non correttamente valutate nella prima sentenza; io credo che a fronte di un quadro di irregolarità grave come quello che emerge dagli accertamenti svolti in primo grado, vada diversa mente apprezzato il pur doveroso bilanciamento tra esigenze di prudenza nell’incidere sulla vita istituzionale di una città ed esigenze di immediato ripristino della legalità violata.
Ed attenderò con serenità la risposta che il Cga fornirà, confidando che sarà la risposta giusta e non pretendendo che sia ad ogni costo la risposta che mi fa più comodo”.
Reale tenta quindi di incanalare tutto nei binari del rispetto delle istituzioni. “Infangare le istituzioni giudiziarie con insinuazioni, sospetti ed ammiccamenti- ribadisce Reale- vuol dire tradire lo spirito ed il senso della mia azione. Ho ritenuto deprecabili e squallide le labili insinuazioni, provenienti purtroppo, con mia sorpresa, anche da soggetti istituzionalmente qualificati, proposte dall’opposta tifoseria sulla moralità e l’indipendenza dei magistrati del Tar. Ritengo altrettanto deprecabili quelle sul Presidente del Cga. Io sono diverso; noi siamo diversi: noi rispettiamo regole, persone ed istituzioni; noi ci fidiamo di loro quando prendono una decisione, sia quando la condividiamo che quando ne restiamo delusi. Lasciamo agli altri insinuazioni, bassezze e menzogne, condotte che si addicono a chi lotta per il proprio potere personale e per le proprie poltrone, poltroncine e piccole prebende.Lasciamo agli altri i tentativi di mistificare la verità, pur di ottenere visibilità e potere.
Se li seguiamo su questo terreno, siamo uguali a loro, siamo un danno per la società anche noi che pretendiamo di esserne invece il rimedio”.

 

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