Siracusa. Omicidio Scarso, polizia sulle tracce del complice di Tranchina: "Scarsa collaborazione del quartiere"
Si tratterebbe ormai solo di ore. La polizia sarebbe sulle tracce del complice del giovane Andrea Tranchina, 18 anni, che, per un barbaro, macabro, incomprensibile “gioco”, ha causato la morte di Pippo Scarso, bruciato vivo nella sua abitazione e morto dopo una lunga agonia all’ospedale Cannizzaro di Catania. Il procuratore capo, Francesco Paolo Giordano ha raccontato, questa mattina, alcuni dettagli delle indagini da cui emerge uno scenario di scarsa collaborazione da parte degli abitanti della zona e di chi avrebbe potuto fornire elementi utili agli inquirenti ma non l’ha fatto. La polizia, coordinata dalla Procura, ha lavorato con tecniche di indagini tradizionali ma utilizzando anche le immagini raccolte dagli impianti di videosorveglianza, spulciate frame per frame. E’ così che la vicenda è stata ricostruita, con non poche difficoltà. Per il 18enne è scattata l’ordinanza di custodia cautelare. Ha ammesso parzialmente le proprie responsabilità. Fondamentale il lavoro svolto dalla Squadra Mobile. Un lavoro certosino, che non ha tralasciato nulla. Uno studio approfondito anche delle ombre, che ha consentito agli investigatori innanzitutto di individuare i componenti di quel gruppo di giovani che in tre episodi hanno preso di mira l’anziano, in un crescendo culminato con l’incendio, appiccato spruzzandogli contro del liquido infiammabile, dopo avere sfondato la porta d’ingresso dell’abitazione, probabilmente con un calcio. In questo caso sarebbero stati in due. Insieme a Tranchina, il secondo giovane, attualmente ricercato e sul quale pende un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Non è escluso che il giovane si trovi all’estero. La sua cattura potrebbe scattare nel giro di poche ore. Fondamentali le dichiarazioni del terzo giovane componente del gruppo, che non ha partecipato alla “spedizione punitiva” che è poi stata la causa della morte di Scarso.