Siracusa. "Mi sono dimesso, ma il Pd sbaglia". L'ex assessore Moschella racconta la sua verità
Una “voce fuori dal coro” quella dell’ex assessore comunale alle Attività Produttive, Fabio Moschella. Il suo partito, il Pd, gli ha chiesto di dimettersi dalla giunta comunale e sabato mattina, come da decisioni assunte dalla direzione e preannunciate da una nota della segretaria provinciale, Carmen Castelluccio, Moschella ha lasciato l’esecutivo. Dice, però, in maniera inequivocabile di non avere condiviso tale scelta, di averla assecondata per “un profondo senso di rispetto ed educazione politica, ma è doveroso – aggiunge subito dopo – che io esprima il mio dissenso per questa decisione assunta”. L’ormai ex componente della giunta Garozzo è convinto che “la verifica avrebbe dovuto risolversi con una sostanziale riconferma della giunta uscente, di rinnovata fiducia al sindaco, di attenzione agli aspetti programmatici. Questo- sottolinea l’ex assessore- avrebbe dovuto fare il Pd e il sindaco avrebbe compiuto le sue scelte”. Sbagliato, per Moschella, avere “scelto ancora una volta la tecnica del conflitto con il nemico (Foti che prende il posto di Berlusconi) e rinunciare a svolgere un ruolo propositivo, di vigilanza e controllo”. Ma le parole di Moschella diventano una vera e propria accusa quando racconta che “in tutte le riunioni a cui sono stato invitato dal Pd in quest’anno di esperienza amministrativa, non ci è mai stato chiesto di raccontare il lavoro svolto. Ho trovato- l’ex assessore si fa ancora più chiaro- un gruppo dirigente autoreferenziale, per fortuna con le dovute eccezioni, incartato in logiche di contrapposizioni personali e che, pur ricoprendo responsabilità di governo a Palermo e Roma, bloccato nel regolare conti in sospeso”. Moschella critica il Pd, responsabile, a suo dire, di non “avere mai avanzato, in un anno di attività amministrativa, proposte di governo, né di avere mai espresso un giudizio di merito sul lavoro svolto da palazzo Vermexio”. Dichiarazioni forti, di rammarico, di segno opposto a quello che probabilmente, dopo le sue dimissioni, qualcuno si sarebbe aspettato da Moschella che, a scanso di equivoci, preferisce chiarire la propria posizione, puntando l’indice contro quella che definisce “una discutibile prassi politica” e contestando- qui il tono si fa sarcastico- la “santificazione dei martiri” . Chiaro, in questo caso, il riferimento alla revoca dell’incarico ad Alessio Lo Giudice, da cui è sfociata l’ “ira” della segreteria provinciale del Pd e, in particolar modo, dei cuperliani, che fanno riferimento al parlamentare Pippo Zappulla e al deputato nazionale, Bruno Marziano.