Siracusa. Porto turistico Spero, tutti i dubbi di Lealtà e Condivisione

La società Spero ha annunciato di voler ripresentare il suo primo progetto di porto turistico. E da Lealtà e Condivisione parte un primo avviso: “imboccata la strada sbagliata”, dice il presidente del movimento politico, Ezio Guglielmino.
“Vogliamo che Siracusa abbia un suo porto turistico, perché è nell’interesse strategico ed irrinunciabile della città. Ma quello annunciato dalla Spero è lo stesso progetto contestato nel 2011 dalla Sovrintendenza e sul quale la società è stata stoppata in tutti i ricorsi presentati sia al Tar che al Cga. Un progetto totalmente irrealizzabile – argomentano da L&C – come la Spero sa perfettamente, perché prevede il seppellimento di 32 mila metri quadrati di mare, fra cui un’enorme isola di cemento di 24 mila metri quadrati, più grande di 3 campi di calcio di serie A, e collegata con due strade alla terraferma. E su quest’isola la costruzione, in mezzo al porto grande, di tre palazzine per oltre 14.000 metri cubi, più un quarto edificio sulla costa, per un totale di circa 19.000 metri cubi. Una gigantesca speculazione destinata a nuova e certissima bocciatura”.
Lealtà e Condivisione parla anche di “insistenza” della Spero difficile da capire, “soprattutto se si considera che già nel 2014 la stessa Spero aveva presentato una seconda proposta, profondamente modificativa della prima, con un disegno che rinunciava a cementificare il mare e prevedeva edifici meno voluminosi. Proposta formalmente esaminata in Conferenza dei servizi e che la Sovrintendenza aveva invitato a sviluppare, dichiarando ufficialmente la sua disponibilità a seguirne la progettazione passo passo, giorno dopo giorno. Su questo secondo progetto la Spero incontrerebbe il plauso di una città che aspetta il porto turistico”.
Il sospetto del movimento politico è che “la Spero non abbia in realtà alcuna intenzione di costruire il porto turistico e che la riproposizione del vecchio progetto abbia, a dispetto di quanto dichiarato, altri fini. Di sicuro c’è invece il tono minaccioso con cui l’annuncio è stato accompagnato, attraverso la messa all’indice di quei funzionari, con nomi e cognomi, che facendo il loro dovere avrebbero intralciato i programmi della Spero. Un metodo incivile su cui invitiamo Vittorio Pianese, presidente della Spero, a recedere e scusarsi”.