Siracusa. Raccolta differenziata, così non va e la colpa non è solo del cittadino
Diciotto mesi di raccolta differenziata non sono bastati. Una fetta di città non è ancora servita (Grottasanta), Tiche è partita sottotono col porta a porta e soffre già per la spazzatura, la Borgata è sotto i rifiuti, Ortigia invasa da carrellati, le contrade marinare un punto di domanda.
In verità non c’è zona del capoluogo che sia esente da pecche e problemi. Prendersela solo con l’inciviltà di chi insozza e non rispetta le regole è ormai ritornello stantio e poco utile alla causa. Una analisi più concreta non può che partire dalla grande carenza di formazione e informazione. In sintesi: è mancata la guida pubblica.
Il cittadino ha dovuto ritirare i mastelli, il cittadino ha dovuto imparare a differenziare a casa, il cittadino ha dovuto comprendere il funzionamento dei calendari e dei turni di raccolta delle frazioni. Tutto da solo, in compagnia di una mini guida alla differenziata (i più fortunati) o di app studiate allo scopo (i più tecnologici). Perchè la verità vera è che ancora oggi, 18 mesi dopo, c’è chi si domanda perchè siano stati rimossi i cassonetti per l’indifferenziato sotto casa. Nessuno gli ha detto della differenziata e di come funziona. E continua imperterrito a buttare la sua spazzatura dove e come ha sempre fatto. Imitato dai vicini che si domandano a loro volta perchè far la fatica della differenziata se tanto si può comunque buttare il sacchetto in giro. Sembra assurdo, ma succede anche questo e succede proprio così. Perchè è mancata la formazione prima e durante e l’informazione in corso di servizio. Per dovere di cronaca, alcune iniziative sono state messe in campo in avvio, sotto la gestione Igm e si sono presentate come piuttosto utili. L’unica guida stampata e diffusa ai cittadini risale a quella fase.
Ecco perchè dopo 18 mesi di differenziata e porta a porta, alla partenza nella zona di Santa Panagia è già caos. Rifiuti, discariche, anarchia, ognuno con la propria regola. Condomini senza carrellati, condomini con isole ecologiche scambiate per cassonetti per l”indifferenziato, carrellati in ogni dove, mastelli a macchia di leopardo. Insomma, disorganizzazione. E tanta impreparazione: del cittadino, del Comune e di un gestore disattento e non appassionato che oggi c’è e domani non si sa (c’è da fare una gara tutta nuova…). Si ripete sempre lo stesso schema, come se ogni pezzo di città fosse un regno autonomo e assolutamente disinteressato verso quello che accade o è cambiato tutto attorno.
Per farla breve, il cittadino è incivile ma è pur vero che nessuno gli ha messo facilmente a disposizione strumenti per “civilizzarsi”. E’ tutto un impegno, tutto una fatica. Al punto che viene da domandarsi se, per i primi anni, non sarebbe stato il caso di utilizzare un sistema diverso per la differenziata, magari con cassonetti ancora su strada e sacchetti con i codici a barre per i cittadini. Un rapido e quotidiano controllo con lettore ottico al momento della raccolta avrebbe reso chiaro zona per zona chi differenzia (e quanto) e chi no, in modo da inserire in bolletta premialità in base ai risultati conseguiti (e contrastare chi non differenzia, domicilio per domicilio).
Creata così l’abitudine verso la differenziata, si sarebbe anche potuta giocare la carta della rivoluzione, levando i cassonetti di frazione per passare al porta a porta. Ma solo dopo aver creato “l’abitudine”, la nuova cultura che oggi ancora non c’è e che stancamente si prova ad instillare. In fondo, l’esperienza del centro di raccolta mobile insegna proprio questo: con i contenitori chiari e su strada, la gente risponde e pure bene. Meglio persino di lasciare le varie frazioni davanti alla porta di casa. Resto poi l’antico assunto: migliore è il servizio, minore è la possibilità per il cittadino di sbagliare.