Siracusa. Salvate il Consiglio comunale, pressing su Palermo per rivotare il consuntivo
Il tentativo appare disperato ma è l’ultima carta rimasta. Per salvare il Consiglio comunale di Siracusa c’è una via. Tortuosa, tirata per i capelli e dalle non poche conseguenze. Questa mattina partirà, direzione Palermo, la delibera bocciata venerdì sera. Quel no al conto consuntivo che farebbe decadere il civico consesso.
Ma dopo ore di riunioni notturne e contatti serrati Siracusa-Palermo, specie da parte di alcuni pezzi importanti dell’opposizione, non sarà quella l’unica comunicazione a muoversi su quell’asse. Questa mattina, infatti, i capigruppo dovranno mettere la loro firma sulla richiesta di proroga dei termini da inviare all’assessorato regionale agli enti locali. Il salvagente è stato individuato nella assenza dei bilanci delle partecipare per cui ecco qui il fatto nuovo di diritto che – a termine di regolamento comunale – potrebbe portare ad una nuova convocazione per rivotare un atto già bocciato. Serve però il placet (non scontato) del segretario generale del Comune.
La Regione, dal canto suo, potrebbe acconsentire e derogare ai termini perentori per legge. Una eccezione per Siracusa, con il commissario ad acta chiamato a convocare il Consiglio comunale al posto della presidenza e procedere con la nuova votazione che cancella la precedente.
Dovesse filare tutto, come nei piani di chi spera si possa salvare il Consiglio comunale, cosa faranno i 15 assenti alla seduta di venerdì? I 5 “si” potranno lievitare?
Attenzione però. Si gioca con responsabilità che potrebbero andare oltre la politica e chiamare in causa la magistratura, contabile e ordinaria. E il primo monito parte dal quarto piano di Palazzo Vermexio: i bilanci delle partecipate ricadono nel bilancio consolidato e non nel consuntivo. Per anni sono stati approvati consuntivi senza bilancio delle partecipate (alcune non presentano i bilanci dagli anni 90) per cui se si sana il presente, cosa dire del passato?
Da ogni punto si guardi la vicenda, è proprio un gran bel pasticcio. Generato da un errore e, forse, sanato da un altro. “Non si può lasciare una giunta così senza il controllo e il pungolo di un Consiglio comunale”, ripetono alcuni tra i decani dell’assise per i quali quel voto al consuntivo vale quasi quanto una sfiducia.