Siracusa, scissioni e scelte di campo. A destra e a sinistra
Le vicende nazionali che creano turbolenze, scissioni, ricomposizioni nei due principali partiti dei due schieramenti hanno inevitabilmente delle ripercussioni nel territorio e vanno ad aggiungersi e a complicare le dinamiche locali, già piuttosto complesse. La scissione avvenuta in casa “Pdl” si traduce, in provincia di Siracusa, nell’ufficializzazione di una situazione che, di fatto, era in essere già da tempo. I berlusconiani (Prestigiacomo-Alicata-Bellucci) da una parte, Vincenzo Vinciullo (adesso esponente del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano) dall’altra. “Abbiamo anticipato di parecchio tempo quello che adesso accade a Roma – spiega il deputato regionale – Il Pdl qui non esiste da mesi se non da anni. Non potrebbe essere altrimenti, visto che parliamo di una direzione provinciale che non si riunisce da luglio 2012. La spaccatura è stata ancora più evidente alle ultime elezioni amministrative, quando non siamo riusciti a ricomporci nemmeno al ballottaggio per la sindacatura del capoluogo”. Nel Centrosinistra, il Partito Democratico ha votato, ieri sera, per il congresso nazionale. I risultati lasciano spazio a diversi tipi di analisi. Secondo quanto ha comunicato il sindaco, Giancarlo Garozzo, Matteo Renzi avrebbe ottenuto 1.005 voti, pari al 54, 65 per cento, seguito da Gianni Cuperlo con 666 preferenze, che vuol dire il 36, 21 per cento. Si ferma al 6,61 per cento con 103 preferenze Pippo Civati. Chiude la lista Gianni Pittella con 65 voti, il 3, 53 per cento. In Sicilia, però, vince Cuperlo. Ad Agrigento è in vantaggio di 1.700 voti, mentre ad Enna di 2.100 voti e a Catania di 400 voti. Renzi prevale, invece, a Trapani, con 800 voti di vantaggio, a Caltanissetta con 700 voti in più e a Messina, 2.100 voti in più. A Palermo, i due principali candidati alla guida del Pd si equivalgono. Singolare il fatto che a Siracusa vinca Renzi, quando al congresso provinciale ha avuto la meglio, se rimanesse valido l’esito delle votazioni, Carmen Castelluccio, votata perlopiù dai cuperliani.