Siracusa. Si aggravano le accuse per i sei consiglieri comunali coinvolti nell'operazione "Fantassunzioni"
Oltre 50 episodi di truffa ai danni del Comune di Siracusa, commessi tra il 2008 e il 2013, correlati con molteplici casi di falso ideologico. Si aggrava la posizione dei sei consiglieri comunali coinvolti nell’operazione “Fantassunzioni” insieme a 7 imprenditori. Ai 13, denunciati in luglio per truffa aggravata in concorso, sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Il prossimo atto potrebbe ora essere il rinvio a giudizio. La procura, con il sostituto Marco Bisogni, vuol vederci chiaro in un filone d’inchiesta che potrebbe riservare ancora sorprese.
Si tratta di una seconda tranche di indagini, durate oltre sei mesi. Ai consiglieri comunali sono state quindi contestate nuove ipotesi di truffa aggravata . Erano già accusati, in concorso con i rispettivi datori di lavoro, di aver stipulato contratti di lavoro subordinato fittizi solo per ottenere dall’ente pubblico i rimborsi previsti dalla normativa regionale. Accuse che avevano portato al sequestro di 657.965,22 euro con provvedimenti tutti confermati dal Tribunale del Riesame.
Sono stati passati al setaccio tutti i verbali redatti dalle commissioni consiliari nel corso della scorsa legislatura e sarebbe emerso come gli indagati avrebbero attestato, in più occasioni, la loro presenza alle riunioni indette dalle diverse commissioni senza in realtà partecipare ai lavori degli organi assembleari. Un falso che avrebbe indotto in errore i segretari delle diverse commissioni che, a loro volta, attestavano inconsapevolmente, nelle certificazioni riepilogative mensili, il numero delle commissioni alle quali risultavano aver partecipato i diversi consiglieri. Gli accertamenti condotti hanno poi consentito di rilevare ulteriori irregolarità nei lavori delle diverse Commissioni che saranno portate all’attenzione della Procura presso la Corte dei Conti in quanto si prefigurerebbe anche il danno erariale. Secondo indiscrezioni, a breve l’indagine potrebbe allargarsi sino a chiamare in causa proprio i presidenti e tutti gli altri componenti delle commissioni consiliari dove il meccanismo di truffa contestato dagli inquirenti sarebbe stato “di casa”.