Siracusa. Sottopagati per anni, costretti a restituire metà stipendio e licenziati: sequestrata una società
Dal 2006 i dipendenti di un bar presso una stazione di servizio di Siracusa hanno lavorato per oltre otto ore al giorno, tutti i giorni, senza riposo settimanale o ferie. In tutti questi anni hanno accettato di essere pagati poche centinaia di euro al mese ed una una barista fu licenziata in tronco: aveva chiesto un aumento perché aveva avuto un bambino e, col marito disoccupato, non ce la faceva a tirare avanti.
Non un caso isolato. Anche una seconda dipendente venne licenziata perché aveva fruito periodi di malattia. Il malumore che serpeggiava tra i dipendenti fece un’altra vittima pochi mesi dopo, quando anche uno degli addetti alla pompa di rifornimento venne licenziato per essersi lamentato di una paga troppo bassa per le 12 ore di lavoro al giorno che svolgeva.
Alla fine la brutta storia è venuta alla luce, dopo la denuncia dei dipendenti all’Ispettorato del Lavoro. I carabinieri, incaricati delle indagini dal sostituto Margherita Brianese, hanno ricomposto tutto il mosaico.
Hanno così scoperto che – oltre ad essere sottopagati – i dipendenti erano costretti a firmare le buste paga con il reale importo dello stipendio, anche se a loro andava solo una parte. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, ai dipendenti veniva imposto di andare immediatamente in banca a scambiare l’assegno consegnato con la busta paga per poi restituire immediatamente circa la metà dello stipendio. In questo modo l’azienda era formalmente a posto in caso di controllo ispettivo, perché poteva dimostrare di avere retribuito i dipendenti come da contratto, potendo mostrare come riprova l’assegno incassato dai dipendenti che coincideva con la busta paga sottoscritta.
L’azienda, così, poteva portare in detrazione costi per lavoro dipendente che in realtà non aveva sostenuto, mostrare di essere in regola con i contributi (pagati in realtà con i soldi dei lavoratori, ndr) e così di tasca propria non usciva nemmeno un euro.
In otto anni, il danno economico causato ai dipendenti è stato quantificato in quasi duecentomila euro.
Le indagini sono state condotte sia mediante la tradizionale attività di controllo dell’azienda, sotto il profilo contributivo e fiscale, sia mediante appostamenti per verificare l’orario di effettivo lavoro dell’unico dipendente ancora assunto.
Anche quest’ultimo risultava occupato e retribuito part-time ed invece svolgeva oltre 12 ore al giorno.
L’acquisizione degli assegni presso gli istituti bancari, infine, forniva l’ultimo riscontro al quadro indiziario e pertanto, su richiesta della Procura, il Tribunale di Siracusa ha disposto il sequestro preventivo dei beni mobili ed immobili nel possesso dell’azienda in questione e la sottoposizione ad Amministrazione Giudiziaria dell’attività. Sequestrati conti correnti bancari, denaro contante ed un ingente quantitativo di carburante.