Siracusa. Stefano Pulvirenti, due anni fa il terribile incidente. Il ricordo della madre e uno striscione: "Rallenta la tua corsa, non spegnere sorrisi"
Due anni. Sono passati due anni dal terribile incidente stradale che ha strappato alla vita Stefano Pulvirenti, 17 anni. Solo 17 anni. Era alla guida della sua moto. Poi l’impatto, la corsa in ospedale, il ricovero a Catania , i 23 giorni di agonia, speranze, tentativi, infine vani. Una vicenda, quella di Stefano, che ha coinvolto la città in maniera intensa, viscerale. In tanti hanno pregato in quelle settimane per lui. In tanti hanno tentato di fare qualcosa, una briciola, perchè le sorti di quel ragazzino potessero essere diverse da quello che si temeva, che appariva purtroppo probabile. Oggi è la madre, Deborah Lentini a parlare di quel giorno e di tutto quello che è accaduto dopo. Lo fa attraverso Facebook, con le uniche parole possibili, le uniche che valga la pena di leggere e imprimere bene nella testa e nel cuore. Deborah Lentini ha saputo e sa trasformare un dolore immenso, che non può capire chi non lo prova, nel tentativo di fare il possibile, tutto il possibile, perchè ad altri, ad altre madri, ad altre famiglie, non capiti una tragedia di simili proporzioni. Tragedie che potrebbero essere spesso evitate. Basterebbe la testa quando ci si mette alla guida. Pensare che una nostra imprudenza, una nostra leggerezza può risultare fatale a noi stessi e soprattutto ad altri. La madre di Stefano racconta spesso, ogni volta che è possibile, ai ragazzi delle scuole la storia di suo figlio, cosa è accaduto, come. Cosa è significato per lei e per la sua famiglia. Cosa possa comportare mettersi alla guida come se non ci fosse nessun altro, come se si fosse invincibili, come se il proprio comportamento, magari sbagliato, non possa chiudere, come invece accade, gli occhi di qualcun altro, per sempre. Lungo viale Paolo Orsi, uno striscione ricorda Stefano e lancia un messaggio. E’ un invito a rallentare, a rispettare la vita, a non spegnere sorrisi. Queste le parole di Deborah Lentini.
“Un giovedì, una camicia bianca, la solita borsa con mille fotocopie, le solite corse con la colazione. Poi il lavoro, poi i bimbi, poi la lim, poi mia sorella all’improvviso. La mente si annebbia, si fa fatica ad ascoltare certe parole, le devono ripetere più volte, perché una mamma lo sa, una mamma capisce senza aver visto, perché bastano due parole… incidente- moto e arriva il buio. È arrivato nella nostra vita. Hai chiuso gli occhi senza che potessi dirti nulla, hai chiuso gli occhi con degli estranei che cercavano di trattenerti qui per te e forse un po’ anche per la tua mamma. Hai chiuso gli occhi con accanto dei medici che hanno fatto l’impossibile per te, a Siracusa e poi a Catania per 23 dolorosissimi giorni. E per questo sarò sempre grata. Ma qualcuno quel giovedì aveva già deciso per te. E per noi purtroppo. Qualcuno, come tanti, che non pensa alla guida. Qualcuno che si crede invincibile. Qualcuno che spegne i sorrisi. Leggo da qualche parte che la morte non è niente, che si è solo passati dall’altro lato. Di questo ne dovremmo parlare tanto. Parlatene con le mamme dei ragazzi uccisi sulle strade.La morte spegne i sorrisi, la morte è assenza, vuoto, buio. La morte cambia le vite. Per non dimenticare mai.Noi non dimentichiamo. Noi non Ti dimentichiamo.Stefano sempre e per sempre”