Siracusa. Svelati i dettagli della nuova edizione dell'Ortigia Film Festival
Presentata oggi la sesta edizione di Ortigia Film Festival, la kermesse cinematografica diretta da Lisa Romano. Appuntamento dal 14 al 20 luglio con le selezionate opere prime e seconde del cinema italiano, i documentari a cui è dedicata una vetrina e i cortometraggi internazionali.
La giuria sarà presieduta dal regista israeliano Amos Gitai e composta da Laura Delli Colli, Anita Kravos, Enrico Lo Verso e Maurizio Tedesco. In concorso alcuni degli esordi cinematografici più rappresentativi del panorama italiano: Il venditore di medicine di Antonio Morabito; Smetto quando voglio di Sydney Sibilia; L’estate sta finendo di Stefano Tummolini; Controra di Rossella De Venuto; Spaghetti Story di Ciro De Caro; Più buio di mezzanotte di Sebastiano Riso. Tutte le proiezioni dei film saranno accompagnate da incontri con gli autori e gli interpreti.
Per la vetrina dei documentari troviamo “Felice chi è diverso” di Gianni Amelio, “Le cose belle” di Agostino Ferrente e “Giovanni Piperno, “I Tarantiniani” di Steve della Casa, Maurizio Tedesco in collaborazione con Manlio Gomarasca, “I fantasmi di San Berillo” di Edoardo Morabito, “Fuoco amico” di Francesco del Grosso, “The dark side of the sun” di Carlo Hintermann, eVincent Paterson, “Un passo dalle stelle” di Kersti Grunditz.
Ricca anche la sezione competitiva dei cortometraggi con una selezione di lavori tra cui anche inediti che sarà valutata da una giuria presieduta da Paola Poli affiancata da Stefano Amadio e Luigi Tabita.
Tra gli eventi del Festival un Focus dedicato ad Amos Gitai con tre dei suoi film: Ana Arabia, Lullaby to my father e Free Zone. Poi la Master Class con Enrico Lo Verso sul lavoro d’attore. Un altro Focus sarà rivolto al cinema emergente argentino e un omaggio a Giorgio Faletti, recentemente scomparso, con Anita Kravos e Luigi Tabita che si cimenteranno in un reading di brani tratti dai sui libri. Infine, la presentazione del libro “Il Gattopardo di Luchino Visconti, cinquant’anni di grandeur” del critico Sebastiano Gesù.