Siracusa. Tampone a tutti i lavoratori dell'industria: la richiesta parte dalla Cgil
“Sottoporre tutti i lavoratori a vario titolo impegnati nello stabilimento ad uno screening epidemiologico, mediante tampone faringeo, in grado di individuare ed isolare già in entrata i soggetti positivi e porli in isolamento e di istituire, per tutta la durata dei lavori in corso, presidi sanitari mobili per controlli sierologici periodici anche a campione”. La richiesta parte dalla Cgil ed è rivolta alla Lukoil, per via della fermata degli impianti, ma estesa anche a tutto l’indotto industriale siracusano. Un impegno che il sindacato chiede “nell’interesse comune di tutti e della buona riuscita dell’imponente operazione industriale”. Le ragioni sono presto spiegate. “Quattromila lavoratori concentrati in un unico stabilimento (ISAB SUD), per la durata prevista di oltre due mesi di lavori di manutenzione straordinaria, costituiscono un potenziale pericolo di accelerazione dei contagi da Covid 19 per tutta la nostra comunità . Una operazione di tale portata industriale, in un momento di massima allerta per il precipitare della situazione sanitaria nell’intera nostra provincia – dichiara Il Segretario Generale della CGIL Roberto Alosi insieme ai Segretari Generali dell’intero Settore Industria della CGIL di Siracusa ( FILCTEM, FIOM, FILLEA, FILT e FILCAMS) – richiede l’adozione di misure di contenimento del contagio eccezionali e straordinarie. Non bastano più i protocolli ufficiali e gli affidamenti fiduciari fra Lukoil e oltre 100 aziende subappaltatrici, in uno scambio di responsabilità sanitaria e di sicurezza che rischia di scaricare le conseguenze sul solo senso di responsabilità dei singoli lavoratori indebolito, peraltro, dall’assoluta necessità di lavorare, ma occorre rapidissimamente attivare un sistema di controllo sanitario capillare ed istituzionale in grado di garantire la sicurezza di migliaia di lavoratori, delle loro famiglie e dell’intero territorio coinvolto. Nello stesso momento in cui scriviamo-proseguono i sindacalisti- alcune imprese impegnate in questa complessa fermata industriale hanno già rilevato la presenza di alcuni lavoratori risultati positivi o che hanno avuto contatti stretti con soggetti positivi, generando un legittimo allarme, a tratti incontrollato, tra i lavoratori e le stesse aziende. Il rischio di restare risucchiati e paralizzati difronte al dilagare dell’epidemia è davvero grande e nessuno sembra avere le idee chiare sul da farsi. Cosa facciamo se scoppia un focolaio? Si chiude tutto? Si manda a casa l’impresa coinvolta o solo la squadra contagiata? Chi e con quali mezzi agisce tempestivamente e preventivamente per contenere e scongiurare il diffondersi incontrollato del virus fra i lavoratori? Chi ha la responsabilità di coordinare ed implementare le operazioni di contrasto alla diffusione dell’epidemia fra i lavoratori e non solo? In buona sostanza: Chi fa che cosa? La velocità con cui corre la diffusione del virus nel nostro territorio non consente più di attardarci in analisi, discussioni o contrapposizioni polemiche spesso pretestuose e vuote di contenuti. Occorre agire subito -la sollecitazione- e con grande determinazione”.