Siracusa. Tra Perdono e Giustizia, Gherardo Colombo inserisce la pena riparativa
Gherardo Colombo, uno dei magistrati di Tangentopoli, ha inaugurato il nuovo anno accademico dell’Istituto di Scienze Religiose San Metodio. Ha parlato eel rapporto tra giustizia e perdono. Il perdono responsabile o la cosiddetta “giustizia riparativa”,
che propone percorsi concreti di riconciliazione anche per persone che si sono rese colpevoli di crimini gravi.
Colombo, che dal 2007 ha lasciato la magistratura, si dedica alla sensibilizzazione civile su temi etici come la legalità, la responsabilità civile, i valori della Costituzione, la democrazia. “L’Istituto Superiore San Metodio – ha spiegato il direttore don Nisi Candido – dedica questo anno accademico al tema pensare il perdono. La scelta si pone in sintonia con l’indizione dell’imminente Anno giubilare della
Misericordia da parte di Papa Francesco. Il perdono è un tema tipicamente evangelico e religioso, ma ha anche una ricaduta laica, sociale, antropologica”.
Dal canto suo, Gherardo Colombo ha spiegato co e sia “comunque interesse della cittadinanza che le persone che abbiano commesso un reato vengano recuperate piuttosto che escluse. Ma questo, oggi, non succede. Si può educare al bene attraverso il male? Quali sono le alternative alla punizione e alle pene tradizionali?”. Queste le domande che hanno guidato Colombo. Che ha continuato: “È un metodo sbagliato cercare di educare una persona facendole del male. Il nostro sistema detentivo non permette di recuperare nella società chi ha commesso dei crimini, ma fa maturare, con le privazioni che infligge, sentimenti di aggressività verso gli altri esseri umani, che
portano il 68% dei carcerati a ricommettere un reato una volta ottenuta la libertà: questo va anche a discapito dei cittadini che non si sentono sicuri una volta che questa gente esce di prigione. La giustizia è una parola ambigua: perché significa amministrazione della giustizia ma è anche un punto di riferimento, un valore. Il perdono è una disponibilità a recuperare le relazioni in generale. Una soluzione possibile – ha concluso Colombo – è la pena riparativa, che mette a confronto la vittima con il condannato, nella ricerca di possibili soluzioni agli effetti dell’illecito e nell’impegno concreto per la riparazione delle sue conseguenze. In tal modo la vittima si vede riconosciuta e riesce ad avere un risarcimento morale, mentre il reo prende atto delle sue responsabilità e pone in essere le azioni necessarie a ricomporre il confitto e a rafforzare il senso di sicurezza collettivo”.