Siracusa-Turchia, la verità di Ayse raccontata da Le Iene con un lungo servizio
E’ stato uno dei servizi più seguiti nell’ultima puntata de Le Iene. La trasmissione di Italia 1 si è occupata della storia di Aysegul Durtuc, la ragazza 19enne che ha denunciato di essere stata rapita dai genitori e trattenuta contro la sua volontà nel paese d’origine, nonostante la sua vita scorresse felice nella “sua” Siracusa.
Dopo il fermo il padre e la madre della giovane sono tornati in libertà, vista la decisione del gip di non convalidare quel provvedimento. Le indagini proseguono.
Ma intanto Le Iene danno spazio ad altre voci. Quelle degli amici, Chiara su tutti, che per primi avevano segnalato la “scomparsa” della ragazza, di cui non avevano più notizie. Parlano di maltrattamenti e del fastidio che la famiglia avrebbe avuto verso lo stile di vita “occidentale” di Ayse, come la chiamano loro.
Con una finta notizia – “tuo fratello sta male, serve il tuo sangue” – sarebbe stata indotta ad andare in Turchia. Da quel momento Ayse sparisce dal radar dei suoi amici. Niente social, niente whatsapp, nessuna notizia.
Le Iene ricostruiscono con un lungo servizio le fasi di ricerca della ragazza. Si recano da un amico in Sicilia, fanno telefonate e non prestano fede a informazioni circa la sua prossima maternità e la gioia dello stare in Turchia. Fino a quando compare un video con Aysegul che dalla Turchia fa sapere di stare bene. Un messaggio su Facebook poco spontaneo.
L’inviata della trasmissione – Giovanna Nina Palmerni – non sembra convinta. Decide di andare direttamente in Turchia per incontrare la ragazza in consolato, ad Izmir. Si muove anche l’Interpol e la ragazza viene portata in una comunità protetta. Qui la confessione. Parole forti, che arrivano dritte come un pugno allo stomaco. Ayse racconta di essere stata picchiata, stordita con farmaci e tenuta sempre sotto controllo. Quattro mesi di inferno.
Il resto è storia di cronaca recente. Mentre Ayse incassa l’affettuoso applauso de Le Iene e gli occhi lucidi davanti alla tv non si contano.