Siracusa. Una task force per contrastare il lavoro nero in edilizia. "La Prefettura sia il coordinamento"
Un Osservatorio permanente tra organizzazioni sindacali, forze dell’ordine e rappresentanti istituzionali per contrastare il lavoro nero nel settore edile. Prende sempre più corpo l’idea di una task force così come prospettata durante la tavola rotonda “Sconfiggere il lavoro nero, battaglia di civiltà”, questa mattina alla Cassa Edile di viale Ermocrate.
I dati registrati non lascerebbero spazio a dubbi di sorta: 11 milioni di euro evasi in dieci anni in provincia, più del 50% in meno di iscritti nei registri delle aziende edili rispetto al 2008 e un numero sempre meno crescente di imprese regolari.
“E’ da tempo che puntiamo ad un Osservatorio permanente per cooperare con tutti i soggetti interessati, perché il problema sembra che interessi solo le organizzazioni sindacali e non quelle istituzionali – hanno sottolineato Corallo, Gallo e Carnevale per i sindacati di categoria – i lavoratori hanno una prima necessità che è quella di continuare a lavorare per portare qualcosa a casa e spesso c’è paura di denunciare perché si può perdere anche quel poco che si guadagna. Ecco perché noi chiediamo alle istituzioni di utilizzarci come strumento per sapere quali risposte dare ai lavoratori. In provincia rischiamo di avere il primato degli infortuni mortali e tutti nell’edilizia. Quindi il fenomeno è ancora vivo e il ricorso al voucher è una forma fastidiosa che non risolve il problema. Occorre una task force intelligente che parta dai Comuni”.
Dall’ufficio del Lavoro, il direttore Antonio Mazzaglia ha ricordato come “in aggiunta al nucleo ispettivo dei Carabinieri contrastiamo il lavoro nero, che esiste in tutti i settori. Il fenomeno può essere contrastato ma non eliminato”.
Sono comunque circa 80% le aziende in regola in provincia e questo dato è stato sottolineato anche dal Luogotenente Antonio Magrì (Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro). “Abbiamo fatto 100 ispezioni in tutta la provincia nell’ultimo anno, un numero basso dovuto alla carenza del nostro organico e un terzo dei lavoratori in nero riguardava il settore edile. Oggi è molto difficile operare perché in organico siamo rimasti in tre, quindi ben venga la cooperazione”.
Il tenente colonnello Eugenio Bua, comandante del nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Siracusa ha avuto modo di sottolineare come “rispetto a qualche anno fa c’è una maggiore propensione a denunciare condizioni di lavoro non legali, attraverso il nostro servizio del 117”. Quanto all’accertamento delle responsabilità, “passa da procedimenti dispendiosi e lunghi”, ha detto il sostituto procuratore della Repubblica, Andrea Palmieri. “Ci sono poche norme che si occupano del lavoro nero, una di queste risale al 1981 ed è rimasta sempre la stessa, quindi rendetevi conto di quanto sia vecchia. E queste norme ti mettono quasi in condizione di evadere perché anche quando beccano un imprenditore gli fanno pagare sempre meno di quanto avrebbe pagato regolarmente. Lo Stato ha scelto di lasciare la sanzione dal punto di vista amministrativo probabilmente trascurando l’aspetto della politica criminale”.
Non solo edilizia, comunque. I carabinieri, ad esempio, sono impegnati anche nel contrasto del lavoro nero domestico e in agricoltura. “Ma non sottovalutiamo il settore commerciale perché è noto che spesso nel turismo, trattandosi di lavori stagionali, si fa uso di lavoro nero e in questi casi i voucher sono molto utilizzati. Fanno parte di una politica che vuole tutelare la dinamicità del mondo del lavoro ma non tutelano di fatto il lavoratore nonostante offrano una posizione contributiva. Oggi è difficile monitorare un’azienda agricola, perché quelle edili hanno dei confini delimitati dai cantieri e c’è una preparazione specifica rispetto a chi va a raccogliere pomodorino nei campi. Ecco perché registriamo caporalato e sfruttamento di immigrati”, l’intervento del maggiore Giovanni Palatini, del comando provinciale dei Carabinieri.
Tutti concordi, al termine. Ben venga l’Osservatorio. “La Prefettura penso sia il luogo deputato per mettere insieme tutte queste forze e creare un organismo di controllo diretto”, il suggerimento di Massimo Riili di Ance, l’associazione degli edili.