Siracusa. Zingaretti, debutto da applausi al teatro greco con una sorpresa alla fine

 Siracusa. Zingaretti, debutto da applausi al teatro greco con una sorpresa alla fine

Al centro della scena, in piedi, in un cono di luce. Ha debuttato così, al teatro greco di Siracusa, Luca Zingaretti. La sua prima volta con un testo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, la Sirena, dal racconto “Lighea”. Ad accompagnarlo, dal vivo, le musiche di Germano Mazzocchetti eseguite dal vivo da Fabio Ceccarelli.
Una fiaba per adulti in viaggio Nord-Sud, da Torino al calore della Sicilia che ha fatto sognare gli spettatori di questo evento unico della Fondazione Inda che lo scorso anno aveva portato al teatro greco Andrea Camilleri, il papà di quel commissario Montalbano a cui Zingaretti ha saputo dare volto e consistenza in tv. Amato per quel personaggio, ha saputo emozionare in questa versione inedita nell’antica cavea siracusana.
E mentre gli applausi iniziano a scrosciare, la sorpresa: una dedica d’amore, un pensiero dedicato alle donne ed alla meraviglia del sentimento che lega due persone. Fuoriprogramma, ha recitato Montale i faccio un regalo. Leggo anche una poesia. La mia poesia d’amore preferita. Quella che ho appena letto, in realtà, è una storia d’amore meravigliosa. Una storia d’amicizia meravigliosa. Ma, d’altra parte, che cos’è l’amicizia se non una forma, forse in certi casi anche più alta, di amore? E questa poesia di Montale è secondo me il tributo di un uomo alla donna che gli è stata accanto tutta la vita. E a me piace pensarla come il tributo che ogni uomo dovrebbe alla donna che gli sta accanto”. Un lungo applauso interrompe le sue parole intense. Piene d’amore. Luca Zingaretti continua: “senza essere tacciato di piaggeria, voglio dedicare questa poesia a tutte le donne, a tutte le signore presenti questa sera”. Ancora applausi. Poi di nuovo il silenzio che avvolge solo la voce calda di Luca Zingaretti. I versi, fatti d’incanto e d’amore, di Montale (Satura): “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale/e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino/Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio/Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono/le coincidenze, le prenotazioni/le trappole, gli scorni di chi crede/che la realtà sia quella che si vede/Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio/non già perché con quattr’occhi forse si vede di più/Con te le ho scese perché sapevo che di noi due/le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate/erano le tue”.

 

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