Spazzatura ancora in strada: Siracusa e l’occasione persa con l’impianto non realizzato

 Spazzatura ancora in strada: Siracusa e l’occasione persa con l’impianto non realizzato

E’ lampante l’assenza in Sicilia di una strategia per il trattamento dei rifiuti capace di andare oltre le ormai sature discariche. L’emergenza di queste settimane, con i sacchi di immondizia rimasti in strada, non sono altro che l’evidenza di una politica assente e fallimentare in materia. Basti pensare che nel 2022 i termovalorizzatori sono ancora materia di annuncio e scontro.
Tra le colpe della politica, c’è anche il disinteresse verso il progetto presentato (e ignorato) 18 mesi fa da Isab. La società industriale aveva avanzato la propria disponibilità verso la realizzazione di un impianto Waste to Methanol (rifiuti trasformati in metanolo) che avrebbe potuto accogliere ogni anno circa 400 mila tonnellate di rifiuti urbani e 200 mila tonnellate di plastiche non riciclabili. Già questi volumi dicono, ad esempio, che la provincia di Siracusa oggi non avrebbe alcun problema nella gestione ed eliminazione dei rifiuti prodotti dalle città. Per farla ancora più facile: i Comuni del siracusano avrebbero potuto conferire le loro frazioni in quell’impianto, risolvendo problemi esistenti con le discariche sature e risparmiando alla voce trasporto in discarica. Con vantaggio diretto per i cittadini sulla bolletta Tari.
In un impianto di questo tipo, attraverso un intervento di economia circolare, i rifiuti indifferenziati sarebbero stati chimicamente smaltiti e trasformati in metanolo (combustile a basso contenuto di carbonio) e non semplicemente distrutti con la termoutilizzazione. Ma la Regione non ha tenuto in considerazione quella proposta, incaponendosi solo ed esclusivamente sul progetto di due termovalorizzatori che – comunque – rischiano seriamente di trattare una quantità minore di indifferenziato rispetto al Waste to Methanol.
Isab/Lukoil aveva già individuato un’area di sua proprietà, nell’esteso stabilimento alle porte di Siracusa, e trovato fondi per finanziare al 70% l’opera. Poi, alla fine, la decisione di rimettere il progetto nel cassetto.
Fondamentalmente per due motivi. Il principale riguarda la sostenibilità dell’investimento, senza finanziamenti pubblici. Mentre, ad esempio, i termoutilizzatori non pagano alcunchè per le emissioni di Co2 in atmosfera e godono anzi di incentivi sulla produzione di energia, un waste to methanol è invece soggetto alla normativa che regola le emissioni e la loro tassazione. Il secondo motivo: la manifestazione di interesse pubblicata dalla Regione tempo addietro, prevedeva che se qualcuno avesse presentato un progetto economicamente più vantaggioso, Isab/Lukoil avrebbe dovuto cedere l’area all’interno dei suoi stabilimenti a favore di una ditta terza.
Due passaggi su cui la politica locale e regionale non avrebbero mostrato volontà di confronto e risoluzione. “Non sono neanche disposti a parlarne”, spiegavano fonti vicine all’associazione degli industriali di Siracusa.
Eppure impianti di waste to methanol sono già presenti in Giappone, in Canada ed in Spagna. L’impianto spagnolo è del tutto simile a quello che era stato progettato per Siracusa.
Guardando oggi i cumuli di spazzatura che ciclicamente insozzano le strade del capoluogo viene da domandarsi se non sia stata l’ennesima occasione perduta. Probabilmente si. perpetuando un copione già visto all’epoca del rigassificatore. Con tutti gli annessi e connessi.

 

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