Tamponi di fine quarantena, una unità speciale per la zona sud della provincia
Si chiama Usca, un acronimo che sta per Unità Speciale di Contiguità Assistenziale. Ed è la squadra che ha iniziato ad occuparsi dei tamponi di fine quarantena nei 5 comuni del distretto sanitario 46 che comprende Noto, Avola, Pachino, Portopalo e Rosolini. In alcuni casi i tamponi avvengono a domicilio, nel grosso dei casi attraverso convocazione al Trigona di Noto dove viene effettuato l’esame direttamente dall’auto, senza che la persona interessata debba scendere.
Il ritardo accumulato a livello regionale è purtroppo notevole e così, per molti, i 14 giorni di isolamento volontario sono diventati spesso 20, se non oltre. Problema comune a tutta la Sicilia e per il quale si sta cercando di accelerare. Si confida nelle refertazioni in house, direttamente all’Umberto I di Siracusa, dove pare essere finalmente arrivato l’atteso macchinario, mentre il laboratorio privato di Avola è già operativo.
Per i tamponi di fine quarantena, a Siracusa si procede all’interno dell’area dell’ex Onp della Pizzuta. A Noto, invece, al Trigona. Si procede, come detto, a rilento. Ed allo studio ci sono soluzioni alternative e semplificate per chi non accusa o non ha accusato sintomi.
Intanto, l’Usca si è messa in moto nella zona sud della provincia. Al momento, sono circa 15 i tamponi effettuati al giorno. Poco, troppo poco per quella che è la reale necessità. Basti pensare che a Noto, dove si registrano i numeri più larghi, sono ancora 416 le persone che attendono il tampone di fine quarantena a fronte di 543 autodenunciatisi al ritorno dal nord Italia. Molti si sono stancati di attendere ed hanno deciso di riprendere la loro “normalità”. Ed è questo uno dei motivi per cui il sindaco di Noto ha emanato una ordinanza con cui, da ieri, rende obbligatorio l’uso delle mascherine, anche artigianali, da parte di chiunque esca di casa.