Teatro greco, un Prometeo Incatenato in crescendo apre la stagione Inda
Applausi per il debutto di Prometeo Incatenato al teatro greco di Siracusa. Il dio che voleva aiutare gli uomini sconta il suo supplizio eterno incatenato ad una ciminiera in una terra senza riferimento temporale, un sito post industriale tra tubi, scarichi e una grande porta che ne marca, idealmente, il confine, e da cui – a bordo di un carrello che si sposta su un binario ferroviario – inizia la rappresentazione ideata da Leo Moscato.
Non è uno spettacolo “semplice”, per via di un protagonista – il convincente Alessandro Albertin, sempre in crescendo – “incatenato” a circa sette metri di altezza, lontano dalla scena ed impossibilitato per ovvie ragioni a partecipare a qualsivoglia movimento. Una prova anche fisica non indifferente. E allora sono le Oceanine, con la loro presenza e le coreografie che accompagnano le parti recitate come quelle cantante, a cucire tutti i passaggi e gli interventi: da Oceano (Alfonso Generoso) ad Ermes (Pasquale di Filippo), da Kratos (Davide Paganini) a Efesto (Michele Cipriani) ma soprattutto Io (Deniz Ozdogan) a cui va una buona dose di applausi al termine.
E il sorriso del regista Leo Moscato, in scena con tutta la crew, scioglie la tensione della prima. Accanto a lui, Roberto Vecchioni che ha curato la traduzione del testo portato in scena. Il “prof” ha seguito lo spettacolo tra il pubblico, mostrando di gradire con applausi e sorrisi di approvazione.
Menzione a parte per l’indovinato gioco di luci ed i luccicanti costumi, che ben si inseriscono in un rigoroso rispetto teatrale che riporta al centro la recitazione ed il dialogo e solo dopo il colpo ad effetto o la “trovata”.