Tributi ad Avola, "La Città che Vorrei" contesta il Comune e chiede un Patto di Trasparenza
Pressing in corso ad Avola, per indurre i cittadini a mettersi in regola con il pagamento dei tributi, condotto, tuttavia, con metodi “che definire poco ortodossi è un eufemismo”. Durissima l’accusa che parte da “La Città che Vorrei” , che chiede se chi ricopre incarichi di responsabilità nelle istituzioni ed ha avviato questa “crociata” si sia prima messo in regola con il pagamento dei tributi. “Siamo convinti-commenta il gruppo de La Città che Vorrei- che i cittadini pagherebbero con meno ritrosia i tributi se, da parte di chi governa, venissero esempi di una gestione oculata della cosa pubblica e dei soldi dei contribuenti”. Poi una serie di domande, che sembrano nascondere la convinzione che alcuni aspetti non siano adeguatamente gestiti. “Ci chiediamo, per esempio- primo quesito posto- se l’auto di rappresentanza e tutte le autovetture dell’autoparco comunale siano dotati di libretto di marcia nel quale vanno annotati, per ogni movimento, i km percorsi, il motivo dell’utilizzo, le persone che sono salite a bordo, rifornimenti di carburante e ogni altra notizia prevista. Ciò per dimostrare che i mezzi comunali non sono un taxi al servizio di alcuni”. La seconda domanda racchiude anche una considerazione implicita (ma non troppo). “Ci chiediamo- scrive La Città che Vorrei- se sia proprio necessario che i consiglieri comunali siano impegnati quasi giornalmente in riunioni di Commissione Consiliare, con relativo aggravio di spese sul bilancio comunale per gettoni di presenza che, dicono, si aggirano, per quasi tutti, sui 600/700 euro mensili cui, nei casi previsti, si aggiungono le somme per il rimborso al datore di lavoro degli oneri sostenuti per le ore di permesso usufruiti dal proprio dipendente”. I punti affrontati sono anche altri: “ci chiediamo se non sia più economico per il Comune fare in modo che alcuni servizi siano svolti con personale interno, ponendo un freno alle continue esternalizzazioni”. Attenzione puntata anche sul cimitero e sul servizio idrico, affinché si individui tra i dipendenti comunali qualcuno che possa occuparsi, ad esempio, del servizio di custodia, semmai operando con la mobilità interna. Il gruppo chiede poi di conoscere i criteri secondo cui il personale delle ditte private “viene assunto e se ci sono casi di dipendenti in rapporti di parentela o affinità con amministratori o, addirittura, amministratori stessi dipendenti di ditte che hanno appalti al Comune”. Infine una proposta: promuovere un Patto con i Contribuenti, “con cui l’amministrazione comunale si impegni ad utilizzare il denaro pubblico con trasparenza, limitando gli affidamenti diretti negli appalti, rispettando il criterio di rotazione ed agendo nella gestione della cosa pubblica come il buon padre di famiglia”.