Rientrata in Italia la salma dell'operaio di Carlentini rapito in Libia: "Ucciso a freddo"
E’ rientrato, in nottata, in Italia il corpo di Salvatore Failla, l’operaio di Carlentini ucciso in Libia insieme a Fausto Piano. Le salme erano attese da due giorni ma una pioggia di rinvii ha bloccato l’aereo a Tripoli. Ira della Farnesina, con i parenti in albergo a Roma. Schiuma rabbia il legale della famiglia Failla, Francesco Caroleo Grimaldi, che al Corriere spiega come “il ritardo, imposto dalle autorità libiche, al rientro delle salme è vergognoso. Si sta speculando con ferocia sul dolore delle famiglie che sono in attesa a Roma”.Ad uccidere l’operai “un colpo alla nuca da criminali tunisini che non hanno nulla a che fare con l’Islam”. Lo racconta il ministro degli Esteri del governo di Tripoli, Ali Abuzaakouk. I due italiani dopo quasi otto mesi di prigionia sarebbero stati vittima di “un’esecuzione a sangue freddo”. A Il Messaggero Abuzaakouk spiega che “queste sono le informazioni che abbiamo, ora cercheremo di capire perché lo hanno fatto”. Il C-130 dell’Aeronautica militare con a bordo le due salme è atterrato all’aeroporto militare di Ciampino a mezzanotte e 40 minuti. Ad attenderlo i familiari di Failla e Piano, dopo la lunga attesa, da lunedì, in un albergo di Roma. Dopo l’atterraggio è trascorso circa un quarto d’ora prima dell’apertura del portellone. Poi una rappresentanza formata da alcune autorità è salita a bordo per qualche minuti. Nel frattempo i carri funebri si sono posizionati a pochi metri dall’aereo. I feretri sono stati fatti scendere a spalla dagli addetti dell’agenzia di pompe funebri. Uno di loro ha anche avvertito un malore ed è stato soccorso. A bloccare il rimpatrio delle salme sono stati i tempi necessari per sottoporre le salme all’esame autoptico, particolarmente difficoltoso. Intanto la moglie di Failla, Rosalba, durante una conferenza stampa ha fatto ascoltare la registrazioen di una telefonata ricevuta dal marito il 13 ottobre scorso. Un messaggio chiaro: “Aiutami, sto male, ho bisogno di cure mediche, sono solo, muovi qualcosa, avverti i giornali e i Tg. Ti prego, muovi tutto quello che puoi”. Poi un messaggio in un italiano stentato, forse la voce di uno dei sequestratori. Da quel momento la donna racconta di avere seguito le indicazioni della Farnesina, fino alla tragica notizia.