Turismo a Siracusa: crea ricchezza, ma tanti numeri (e soldi) sfuggono ai controlli
Siracusa è la 25.a città italiana per “ricchezza turistica” prodotta, su 500 realtà italiane esaminate. Secondo il ranking stilato da Sociometrica attraverso l’analisi dei dati Istat e stime ponderate, il turismo crea a Siracusa “valore aggiunto tangibile all’economia locale”, pari allo 0,51% della ricchezza turistica nazionale. Numeri che fanno di Siracusa la seconda città siciliana per produzione di ricchezza turistica, dopo Taormina ed appaiati a Catania. Ma limitandosi a guardare alle città tra 100 e 200 mila abitanti, Siracusa è quarta in Italia per intensità di turismo. Un parametro che, per semplificare, rapporta la pressione turistica al numero di abitanti. Nel caso della città di Aretusa, per ogni residente sono 672 le presenze turistiche registrate nel 2022. Rimini, prima in questa graduatoria, registra oltre 5mila presenze per abitante. Ravenna, seconda, 1.700/abitante. Poi Trento sotto la soglia delle mille presenze e quindi Siracusa.
Antonio Preiti, che ha guidato il gruppo di lavoro Sociometrica, spiega che lo studio realizzato ha come fine quello di definire “il peso specifico che il turismo ricopre in termini percentuali rispetto al pil, vale a dire di quanto sia partecipe alla formazione della ricchezza nazionale”. Più che di turismo, per una corretta comprensione del fenomeno, “si dovrebbe parlare di ‘economia dell’ospitalità’ o ‘industria dell’ospitalità’. Questo perché nella contabilità nazionale non esiste un settore turismo propriamente detto, ma sono computate solo la parte alberghi e ristorazione e la parte relativa alle agenzie di viaggio”.
Ecco, qui si inserisce uno dei dati più interessanti per quel che riguarda Siracusa e la sua realtà “dell’ospitalità”. Partiamo da un principio alla base dello studio di Sociometrica: la presenza del turismo contribuisce a elevare il reddito dei singoli Comuni, sia complessivo che pro-capite, quando nella destinazione prevale la dimensione alberghiera piuttosto che quella delle case in affitto. A Siracusa, invece, è netta la prevalenza delle cosiddette presenze turistiche non ufficiali o “non osservate”, cioè non registrate nelle statistiche ufficiali. “Il processo di stima non è immediato, però è possibile farlo con una certa accuratezza. Quello che si scopre, e si tratta di una scoperta estremamente importante, è che in alcune destinazioni turistiche il peso delle presenze non ufficiali è preponderante rispetto alle classiche
presenze turistiche alberghiere e nelle strutture extra-alberghiere ufficiali”. Siracusa è nona in Italia tra le destinazioni turistiche per le quali il peso percentuale delle presenze non ufficiali supera “massimamente” quelle ufficiali. Al quinto posto, altra siracusana: Noto.
“È noto come gli affitti brevi incidano molto sui flussi complessivi nelle grandi città d’arte, ma l’analisi
comune per comune ci offre una visione molto più precisa. E tra le prime trenta destinazioni spicca il caso di Siracusa, dove le presenze non ufficiali sono stimate il doppio rispetto a quelle ufficiali”, spiega ancora il report di Sociometrica.
Il sospetto, poi, che dietro questi numeri si nascondano fenomeni di evasione ed elusione è spesso dietro l’angolo. Contro i cosiddetti “abusivi dell’accoglienza” – definizione delle associazioni di categoria, tra cui Noi Albergatori – case vacanze non censite o registrate, affitti brevi con poca attenzione per le norme di settore, dalla registrazione alla Questura (obbligatoria) al rilascio di ricevute, fatture o cedolare secca. In questo senso, è stata salutata con favore l’introduzione del Cir (codice identificativo regionale), contro l’abusivismo nel settore turistico dell’ospitalità. “Ma servono strumenti da fornire ai Comuni per i controlli”, ricorda Giuseppe Rosano (Noi Albergatori) per rendere concreto lo strumento.
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