Un floridiano alla Casa Bianca, il clarinettista Giancarlo Bazzano unico italiano della Us Navy Band
E’ l’unico italiano a far parte della Us Navy Band, complesso orchestrale composto da circa 170 elementi. Una delle bande musicali di supporto presidenziale alla Casa Bianca. E come componente di questo prestigioso gruppo guidato dal capitano Brian Walden, Giancarlo Bazzano, 37 anni, originario di Floridia, ha partecipato alla cerimonia di insediamento ufficiale del presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Non solo. Con il suo clarinetto, Giancarlo, ha presenziato anche al funerale di Neil Armstrong, il primo uomo che mise piede sulla luna. “Chi l’avrebbe mai detto!” esclama Giancarlo che sin da bambino sognava di far parte di una banda militare americana. “Da piccolo – ricorda Giancarlo – rimanevo incantato di fronte alla banda musicale di Floridia che per le feste religiose sfilava per il paese, magari eseguendo i brani di Sousa, uno dei miei autori preferiti”. Ma dal sogno alla realtà il passo è stato breve. Anche se non semplice. E dopo anni di studi complessi e selezioni rigorose, prima in Italia e poi in America, Giancarlo ha vinto il concorso per la Us Navy Band. Così il clarinettista di Floridia si esibisce spesso nelle cerimonie di Stato negli uffici presidenziali della Casa Bianca. “Negli eventi a Washington – racconta il musicista – ho più volte suonato alla presenza del presidente Barack Obama. E anche se non abbiamo alcuna autorità per parlare con lui, ogni volta è un’emozione indescrivibile”. Ma Giancarlo si esibisce anche in piccoli concerti di musica da camera per il vicepresidente e per il ministro della Difesa, partecipa al National tour e, anche da solista, è spesso il protagonista di intensi concerti nei più famosi teatri americani: da Los Angeles a New York. Senza contare poi le partecipazioni a eventi mediatici dell’istituzioni in importanti reali come la Cnn. “La banda – conclude Giancarlo – ha anche il compito di partecipare alle funzioni religiose del cimitero di Arlington, così spesso suoniamo per i nostri soldati morti in Afghanistan o in Iraq”.