Un racconto dolente per “Itria”, al Teatro Massimo di Siracusa in scena lo spettacolo sui fatti di Avola

 Un racconto dolente per “Itria”, al Teatro Massimo di Siracusa in scena lo spettacolo sui fatti di Avola

Venerdì 29 novembre, alle ore 21, al Teatro Massimo di Siracusa andrà in scena lo spettacolo scritto e diretto da Aurora Miriam Scala sui fatti di Avola. Lo spettacolo inaugura il cartellone di Teatro Civile. In una stanza della mente, Itria declama il suo ‘repitu’, un lamento funebre da cui parte il racconto dolente. Moglie del defunto Scibilia, Itria racconta una vicenda che è insieme privata e pubblica: I fatti di Avola, tra storia sindacale e vita familiare. Lo spettacolo è una produzione Associazione Città Teatro. Le voci fuori campo sono di Cinzia Maccagnano, Andrea Maiorca, Valerio Puppo, Alessandro Romano, Corrado Scala, Giuseppe Vignieri, mentre Maria Chiara Pellitteri è l’aiuto regia.
Il 2 dicembre 1968, uno sciopero pacifico e non violento si trasforma in un eccidio. I Braccianti di Avola scioperano per chiedere la parità: vogliono essere pagati 3.480 lire e lavorare 7 ore e mezza esattamente come i braccianti della zona limitrofa. Vogliono che anche nelle campagne della Sicilia Sud Orientale si attui il controllo sulle assunzioni, e che il mercato di piazza non sia più il metodo col quale scegliere i lavoratori, come fossero bestiame. Itria ha tre figli ed è la moglie di Giuseppe Scibilia, bracciante di 46 anni, anche lui partecipe della protesta. Dopo giorni di richieste da parte dei sindacati, i braccianti non riescono ad ottenere risposte dai proprietari terrieri. Si decide per il blocco stradale: la celere irrompe ad Avola, nella statale 115, sparando ad altezza d’uomo. Oltre a decine di feriti, Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona perdono la vita. Un accadimento di straordinaria importanza nella Storia della lotta Siciliana contro la Mafia dei proprietari terrieri e del caporalato; tenuto nel dimenticatoio. Una Storia che poi assume un valore nazionale nella misura in cui diventa la scintilla che porterà alla stesura dello Statuto del diritto dei lavoratori.
Dopo più di 50 anni dal fatto nessuno ha mai saputo la verità. Nessun colpevole, nessuna risposta.
Itria è una donna vicina alla lotta mentre il marito è in vita e anche dopo la sua morte. Nella sua mente ogni ricordo è chiaro. Crescerà tre figli da sola, con dignità e fede senza mai smettere di chiedere: “Cu ammazzau a Peppe? A me maritu” e senza smettere di bussare alle porte di uominidi potere.

 

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