Vertice a Roma, ancora no soluzione per Isab Lukoil. Le banche grandi assenti
Si è concluso il vertice romano dedicato al caso Isab Lukoil ed all’imminente embargo al petrolio russo via mare. Deluso chi si attendeva una soluzione definitiva, come la nazionalizzazione od il ricorso ai fondi della società pubblica di financing Sace. Fase interlocutoria. Ma il tempo non è una variabile indifferente.
Il governo, con il ministro Adolfo Urso, ha riconosciuto l’importanza dell’asset industriale siracusano ed ha assicurato che continuerà ad adoperarsi sul sistema bancario, per agevolare la concessione di linee di credito per l’acquisto di grezzo da altre fonti, non russe. Ma sino ad ora gli strumenti messi in campo, comfort letter e garanzie fornite da Sace, non hanno convinto le banche. Proprio gli istituti di credito sono stati i grandi assenti al vertice di questa mattina. Un segnale di disattenzione, se non disimpegno, grave davanti ad una emergenza del Paese. C’erano, invece, il presidente della Regione, Schifani, le parti sociali ed i rappresentanti degli enti locali. Il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, ha proposto di aumentare le garanzie Sace, cogliendo una disponibilità di massima da parte del ministro Urso. “Se le banche non considerano sufficiente la confort letter, il governo si impegni allora a prestare ulteriori garanzie direttamente”, spiega proprio Italia che incassa una disponibilità di massima, qualora si rendesse necessario. Intanto, il governo si metterà a lavoro per un incontro con Abi che rappresenta il sistema creditizio italiano.
“Il Governo ha detto che in questa fase può tentare la strada della deroga o favorire la cessione”, spiega al termine il segretario nazionale della Uiltec, Andrea Bottaro. “Lo Stato deve intervenire per tutelare un asset strategico, anche attraverso la nazionalizzazione. Bisogna elaborare un piano industriale per l’area di Siracusa, comprendendo il ruolo che essa giocherà nei ragionamenti sulla transizione energetica. Perché occorre risolvere l’emergenza ma agire in maniera strutturale con serie politiche industriali”.
Anche il sindaco di Melilli, Giuseppe Carta, era presente al vertice. “Ho chiesto all’assessore alle Attività Produttive Girolamo Turano e al Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani che la zona industriale siracusana e i comuni che insistono nella provincia ottengano il riconoscimento di area di crisi industriale presso il Ministero dello Sviluppo Economico”. Due settimane, questo il tempo che servirà per avere delle risposte definitive. “Mi associo al dispiacere del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso per l’assenza del mondo bancario, cruciale per il tema in oggetto. Noi dal canto nostro non abbassiamo la guardia nell’attesa che le giuste garanzie arrivino sia da parte della Sace, delle banche e dell’Europa, come è già stato in passato per altri casi simili”, le parole di Carta.
E adesso sale l’allarme per il rischio chiusura di Isab Lukoil. Il 5 dicembre entrerà in vigore l’embargo via mare al petrolio russo. Senza approvvigionamenti da quella data, la grande raffineria sarebbe costretta a chiudere. Durante l’incontro a Roma, i vertici di Isab Lukoil hanno spiegato che tra ampliamento stoccaggi e anticipo manutenzioni possono provare ad allungare la produzione, e la vita dell’impianto, sino a gennaio 2023, non oltre. La carta della disperazione è la deroga all’embargo, ma serve una interlocuzione fuori tempo massimo con l’Ue. Il governo ci proverà, tornando a valutare l’ipotesi della nazionalizzazione. Ma tra tentativi e “valutazioni” il tempo sta scadendo. E il disastro sociale per l’economia siracusana e siciliana è dietro l’angolo.
“Non c’è più tempo da perdere, auspichiamo una riconvocazione in tempi brevi del tavolo. Nel frattempo – conclude Bottaro – valuteremo con i lavoratori e con i colleghi di Cgil e Cisl la migliore strategia da mettere in campo”.