"Viva grazie all'amore di mio suocero: mi ha donato il rene e la vita". La storia di Valeria e Francesco

 "Viva grazie all'amore di mio suocero: mi ha donato il rene e la vita". La storia di Valeria e Francesco

Un gesto d’amore di quelli tutt’altro che scontati. Anzi, di quelli che proprio non ti aspetti. Un suocero che dona il suo rene alla nuora, per consentirle di vivere serenamente e per dare una mamma “a pieno” ai suoi tre nipoti, nonché una moglie “a pieno” a suo figlio. Francesco Ristuccia ha fatto questo. E il suo gesto ha salvato la vita alla nuora, Valeria Ballacchino, laddove era diventato troppo difficile, per lei, fare i conti con la malattia galoppante che stava creando ostacoli sempre più seri, quasi insormontabili, senza una soluzione radicale. Il padre di Valeria si era offerto, ferma la sua intenzione di privarsi del suo rene per la figlia, ma i medici non hanno ritenuto che fosse possibile, anche per via dell’età avanzata dell’uomo. Francesco, imprenditore agricolo, molto conosciuto a Pachino, dove la famiglia vive, ha valutato il da farsi, con la razionalità di chi è abituato a compiere scelte, anche rischiose, importanti, senza sognare, con i piedi per terra, tenendo conto di ogni rischio e accettandolo, se serve. Oggi Valeria e Francesco sono ricoverati nello stesso ospedale, a Padova. Lei è in Terapia Semintensiva. Lui dovrebbe essere dimesso domani. L’intervento chirurgico è andato benissimo: il rene di Francesco svolge adesso il suo lavoro nel corpo di Valeria e ha subito iniziato a “marciare” come si deve, con la stessa determinazione di Francesco, senza perdere tempo. Lui sta bene, con un solo rene potrà proseguire normalmente la sua vita, con la soddisfazione di aver fatto qualcosa di tanto importante.
Valeria è mamma di tre figli, tre gravidanze in dieci anni (i bambini hanno 10, 6 e 3 anni). Non sapeva, all’epoca, di avere i reni policistici. L’unico sintomo che avvertiva era una stanchezza importante e lo stomaco sempre gonfio. Nemmeno il ginecologo, durante la terza gravidanza, si era accorto di nulla e non le aveva mai nemmeno prescritto degli esami da cui qualcosa potesse emergere. Valeria ci ha pensato da sola. Da queste analisi sono emersi valori da allerta. Il medico Giuseppe Candiano ha fatto partire il percorso giusto per lei: primo passaggio, l’ecografia, da cui è emerso il quadro esatto. Ricoverata all’ospedale Cannizzaro di Catania, le è stata diagnosticata un’insufficienza renale importante ed uno stato avanzato della malattia. “E’ subito stato chiaro che sarebbe servito un trapianto. La terapia conservativa non bastava, anche se rispondevo bene- racconta Valeria- Il Covid ha bloccato tutto, i disagi aumentavano, il tempo passava senza che potessimo arrivare ad una soluzione del problema. Niente trapianto, niente nemmeno lista d’attesa. Mi suggerirono di rivolgermi ad un’équipe specializzata di Padova, dove questo tipo di intervento si svolge in laparoscopia. Intanto si cercavano donatori. Il mio punto di riferimento al Cannizzaro è stato il dott. Massimo Matalone. Nella mia famiglia si erano fatti avanti. Ad un certo punto si è proposto mio suocero. Perfino i medici hanno detto che è molto raro che un suocero si proponga per la donazione del proprio rene. Tanta commozione, tanta paura e nel frattempo- continua Valeria- svolgevamo tutti i controlli necessari. Io, intanto, stavo sempre peggio. Sono arrivata in uno stadio della malattia tale da rendere indispensabile la dialisi”. Era lo scorso dicembre e a gennaio sarebbe iniziata la cura. Nel frattempo fu condotta una verifica: a Padova esisteva la possibilità di essere sottoposti a trapianto in tempi brevi? La risposta fu si, e molto presto. Durante un pre ricovero i medici si rendono conto della necessità di rimuovere subito un rene. Non avrebbe lasciato nemmeno lo spazio al trapianto, tali erano le sue dimensioni. “D’urgenza sono stata sottoposta a nefrectomia . Il mio rene destro pesava 4,8 chili”. Purtroppo non era possibile procedere con il trapianto: mio suocero in quei giorni aveva un’influenza che gli impediva di essere sottoposto al prelievo”. Il tempo necessario era di almeno 15 giorni. Finalmente arriva il “si” della struttura sanitaria. Il 24 febbraio scorso, quindi, i due interventi vengono finalmente eseguiti. “E’ andato tutto benissimo- racconta commossa Valeria- Siamo felici, nonostante tanti anni di buio, adesso c’è luce. Mio suocero ha compiuto un gesto unico. Quando, il giorno prima dell’intervento, il magistrato l’ha incontrato per verificare- questa la prassi- che si trattasse di una scelta libera (il rischio che si incorra in compravendita viene tenuto sempre in considerazione dalle autorità giudiziarie), la sua risposta è stata spiazzante per tutti. “Il motivo sono i miei tre nipoti- ha detto- chiaro, sintetico, risoluto”. Francesco, in effetti, è tutt’altro che un uomo sprovveduto. Lo si avverte subito quando si parla con lui. “Quando si ama la famiglia, si compiono scelte anche di questo tipo- racconta- Quando mi sono accorto della situazione mi sono guardato intorno e dentro e mi sono detto: Franco, ti devi armare di coraggio e di tanto altro, devi fare questa donazione, non servirà solo a tua nuora, ma ai tuoi nipoti e a tuo figlio. Io, che faccio l’imprenditore, sono molto razionale, valuto e ho valutato tutto. Ho 67 anni- mi sono detto- sto bene e sono relativamente giovane. Se supero gli esami, lo farò. E così è stato. Metto in conto tutto, anche che le cose possano non andare come si spera. La vita è imprevedibile e noi decidiamo molto poco. Dobbiamo essere pragmatici – dice ancora- Li ho visti gli sguardi preoccupati intorno a me. Mia moglie, da 45 anni con me, è stata al mio fianco. Non mi ha mai detto nulla per condizionare la mia decisione. Qualcuno, invece, mi ha fatto notare che si trattava di un sacrificio molto grande per una donna che magari un giorno potrebbe lasciare mio figlio. Ok, chiaro che tutto possa accadere. Ma i miei nipoti, se dipende da me, devono avere una mamma a tutti gli effetti. L’ho fatto con il cuore. Punto”.

 

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