Zona Industriale, l'allarme di Legambiente: "problema enorme se si ferma Ias"
Il depuratore consortile finisce sul banco degli imputati. La dura relazione tecnica redatta dal Comune di Priolo in collaborazione con Arpa e Libero Consorzio ha messo nero su bianco tutte le criticità dell’importante impianto della zona industriale. Tra autorizzazioni mancanti e condizioni strutturali da manutenzione straordinaria urgente, emerge la volontà di trattare il depuratore come un vero impianto industriale, con tanto di richiesta di Aia e Bat per contenere le emissioni.
A seguire con grande interesse l’intera vicenda è Legambiente. Dall’associazione ambientalista, Enzo Parisi fa innanzitutto notare il grave silenzio della Regione che dell’impianto è socio di maggioranza. “Emerge con chiarezza la necessità di adeguare i processi tecnici e le strutture. Da Palermo devono affrontare subito la questione, devono trovare i soldi per gestire e ammodernare il depuratore consortile. Se va in tilt o si ferma – avverte Parisi – si ferma la zona industriale. E il problema diventa enorme”.
L’impianto venne costruito con fondi della Cassa del Mezzogiorno, nel corso dei primi anni 80, sull’onda della coraggiosa attività del pretore Condorelli. La maggioranza della proprietà è regionale poi altri soci pubblici sono i Comuni di Siracusa, Priolo e Melilli a cui si uniscono i soci privati (le industrie). “Legambiente denuncia da anni l’assenza di investimenti e manutenzione, mentre i cda che si sono succeduti non hanno mai forse capito cosa stava accadendo. Oggi l’imperativo è tagliare le spese politiche e far funzionare l’impianto. Il depuratore è vitale”.
Le industrie stanno intanto pensando alla costruzione di un proprio depuratore privato, “ma sarebbe grave perdere questo importante strumento che segnò un primo punto per la battaglia ambientalista nel nostro territorio. Prima i reflui venivano direttamente sversati in mare ad Augusta”, ammonisce e ricorda l’esponente di Legambiente.
Da ambientalista impegnato quale è, Parisi confida un suo grande rammarico. “In tutti questi decenni non siamo riusciti a costruire alternative all’industria. Non abbiamo costruito nulla per sostituire queste produzioni ad alto impatto ambientale. Per quanto oggi sia stato ridotto quell’aspetto, rimangono le conseguenze su ambiente e persone”. Poi l’appello, “facciamo manutenzioni, facciamo funzionare l’Ias”.